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Patrimonio culturale e Fondazioni

Il protocollo d'intesa tra Mibac, regione Emilia-Romagna e Associazione delle fondazioni di origine bancaria dell'Emilia-Romagna per il coordinamento degli interventi di conservazione, restauro e valorizzazione del patrimonio cultura regionale. Presentazione

di Marco Cammelli

The Ministry for Cultural Heritage and Activities, Emilia-Romagna Region and the Regional Banking Foundations Association agreement on coordination of preservation, restoration and enhancement actions
The relationship between the Ministry for Cultural Heritage and Activities and the others institutional levels, such as regions first, relies on cooperation procedures not easy to be implemented. The same occurs to the relationships between Banking Foundations and the Ministry for Cultural Heritage and Activities (art. 121 cod.). Nevertheless, these relationships took shape once, at the beginning of 2010, when the Ministry, Tuscany and Emilia-Romagna Regions, Banking Foundations entered into an agreement about cultural heritage restoration. This agreement provides for a full sharing of all the most relevant choices. This essay wants to examine this experience

Il protocollo d'intesa tra Mibac, regione Emilia-Romagna e Associazione delle fondazioni di origine bancaria dell'Emilia-Romagna per il coordinamento degli interventi di conservazione, restauro e valorizzazione del patrimonio culturale regionale, firmato a Roma il 20 gennaio 2010, è un atto importante per le premesse culturali e istituzionali da cui prende le mosse e per gli effetti che si propone.

La premessa immediata è rappresentata dalla costituzione di un osservatorio paritetico Mibac/Fondazioni di origine bancaria (da ora: Fondazioni) italiane sottoscritto dal ministro Bondi e dal presidente dell'Acri Guzzetti il 12 febbraio 2009 per lo scambio reciproco di informazioni e per lo studio di forme di cooperazione reciproca a livello regionale.

L'accordo del gennaio 2010 per l'Emilia-Romagna, dunque, ne costituisce il primo frutto, seguito da un analogo protocollo nella Toscana e, a seguire, in altre regioni.

Se questi sono gli antecedenti formali, altrettanto importanti e degne di essere esplicitate sono le premesse istituzionali e giuridiche.

In termini generali, rispetto alle ipotesi più estreme che più volte di fatto si sono affacciate nel corso del tempo in questo settore, per semplificare quella dell'amministrazione statale assediata da famelici e inadeguati sistemi locali e quella di un decentramento votato alla frammentazione delle funzioni e delle politiche in materia di beni culturali, la via seguita, quella della concreta e leale cooperazione, appare l'unica seriamente percorribile almeno là dove le condizioni e il contesto lo permettano.

Una cooperazione tra livelli e realtà istituzionali che, si badi bene, non intreccia relazioni positive solo tra soggetti istituzionali ma che significativamente richiede e facilita anche la cooperazione interna ai diversi attori: ciò, infatti, è avvenuto sia all'interno del Mibac con lo stretto e necessario coordinamento tra vertice ministeriale (rappresentato dal cons. Torsello) e direzione regionale (arch. Di Francesco) sia tra le Fondazioni, che in Emilia-Romagna sono ben 19 e che hanno trovato nel modulo associativo regionale delle proprie realtà il modo per realizzarlo.

L'utilità per ciascuna parte contraente di "disciplinare le relazioni reciprocamente intercorrenti in un quadro coordinato e coerente di rapporti interistituzionali, avuto riguardo alla coincidenza, per quello che qui interessa, degli ambiti oggettivi di intervento", come si dichiara nelle premesse del protocollo, è d'altronde chiaramente legittimata e delineata dalla legge: sia dal Codice dei beni culturali (artt. 30, comma 1, art. 40, comma 1, 112 e 121) per il ministero, sia dal c.d. decreto Ciampi (decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153) che al comma 2 dell'art. 2 dispone che "le Fondazioni, in rapporto prevalente con il territorio, indirizzano la propria attività esclusivamente nei settori ammessi e operano in via prevalente nei settori rilevanti, assicurando, singolarmente e nel loro insieme, l'equilibrata destinazione delle risorse e dando preferenza ai settori a maggiore rilevanza sociale".

Cooperazione e coordinamento reciproco peraltro riaffermato dal comma 3 dell'art. 11 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, secondo cui pur rimanendo "la destinazione ed il concreto impiego dei rilevanti mezzi finanziari di pertinenza delle fondazioni...affidati alla autodeterminazione delle stesse" resta aperta "l'ammissibilità di forme di coordinamento compatibili con la natura di persone private delle fondazioni".

Veniamo così alla struttura dell'accordo:

- quanto alla cornice istituzionale e in particolare i soggetti contraenti, il protocollo è sottoscritto come si è detto dal ministero (ministro, direzione regionale), dalla regione Emilia-Romagna e dalla associazione regionale delle Fondazioni, mentre le aree di intervento sono costituite da Sassuolo, Bologna, Ferrara, Tredozio (provincia di Forlì), e parco di Classe a Ravenna;

- in particolare, le parti convengono di attuarne i contenuti, e dunque arrivare agli accorsi specifici territoriali con leale collaborazione e a verificare periodicamente l'attuazione dell'accordo e il rispetto dei programmi;

- quanto alle risorse, in fase di avvio (e dunque non escludendo in itinere ulteriori interventi) si prevedono nel periodo considerato (l'accordo ha una durata fino al 2014) complessivi 50 milioni per il complesso degli interventi individuati rispetto ai quali ciascuna delle parti contribuirà per 1/3.

Sul piano sostanziale, in base alla parte generale del protocollo:

- le strategie e gli obiettivi di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale di ciascuno convergono su obbiettivi e beni specificamente individuati nelle schede tecniche allegate al presente accordo sub "A" (cioè gli accordi specifici per i singoli interventi territoriali);

- in particolare, sulla valorizzazione: il miglioramento della conservazione, anche con interventi di studio, prevenzione, manutenzione, restauro; la definizione di percorsi di visita e altre forme di fruizione; il richiamo dell'Agenda 21 della cultura, approvata a Barcellona nel 2004 - con particolare riguardo, per quanto di specifico interesse in questa sede, agli impegni di cui ai punti nn. 18, 20, 29, 38, 39, 40 e 42 ed alle raccomandazioni di cui ai punti 48, 50 e 51, e la promozione di attività formative, con convenzioni con le università e scuole;

- tali attività costituiscono obiettivi comuni e di rilievo strategico prioritario per le rispettive politiche d'intervento nel settore dei beni culturali, alla cui attuazione le parti medesime concorrono finanziariamente in misura tendenzialmente paritaria;

- quanto al profilo finanziario, l'ammontare delle risorse allo scopo necessarie, sulla base di un progetto economicamente sostenibile, nel quale vengano indicati i costi dei relativi interventi (e le modalità di riparto, in primo luogo fra le parti contraenti, delle risorse necessarie), e l'impegno dell'ente proprietario a sostenere la gestione e la valorizzazione del bene oggetto degli interventi, anche, eventualmente, con il coinvolgimento di altri soggetti, i conseguenti programmi di intervento ed i relativi tempi di attuazione;

Infine, le parti si impegnano ad adottare i moduli organizzativi più idonei per dare attuazione a detta attività congiunta, in modo da assicurare unitarietà di azione e tempestività operativa.

Segue poi, per ognuno degli interventi individuati, un'apposita scheda con l'individuazione del bene interessato e delle relative caratteristiche principali, vale a dire la proprietà, l'ubicazione, brevi cenni storici, la destinazione d'uso, lo stadio di progettazione, al stima del finanziamento e le modalità di gestione e valorizzazione.



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