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Lo spettacolo e le riforme incompiute: prove di dialogo

di Carla Barbati

Aedon ritorna, in questo numero, ad occuparsi delle esigenze e delle prospettive di disciplina dello spettacolo, considerato come settore che, benché comprenda attività fra loro differenti e, in quanto tali, da sempre oggetto di una differente attenzione, da parte del legislatore, possiede un'identità propria, appunto, "di settore", peraltro prodromo di altre importanti contiguità con il complesso delle attività e dei servizi culturali.

Ai temi ed ai problemi dello spettacolo, sia dal vivo sia cinematografico, la Rivista ha dedicato, nell'ottobre 2007, una giornata di studio, volta a verificare e valutare le possibili forme e modalità dell'intervento pubblico per la sua promozione. A questo scopo, si è scelto di mettere a confronto voci ed esperienze diverse, non così solite ad incontrarsi: le voci dell'analisi giuridico-istituzionale ed economica, le voci delle sedi istituzionali che si misurano con le necessità del settore, le voci degli operatori impegnati nelle diverse forme di spettacolo.

In queste pagine non è possibile documentare compiutamente gli argomenti ed i percorsi delle considerazioni svolte, in quella sede, e che restano consegnati alla riflessione di coloro che hanno preso parte ai lavori del 9 ottobre scorso.

Aedon propone, pertanto, le relazioni di base presentate e alcuni degli interventi effettuati e che hanno alimentato, per certi aspetti orientato, il dibattito. Un dibattito che resta, ovviamente, aperto e che la Rivista continuerà a sollecitare e ad ospitare.

Dal punto di vista dell'approccio ai diversi temi e problemi, l'identità di settore che si è intesa riconoscere allo spettacolo non ha, ovviamente, eliminato, e non può eliminare, la diversità dei "punti di partenza" dai quali deve muovere ogni analisi in materia, a seconda riguardi le attività cinematografiche o lo spettacolo dal vivo.

Quanto alle attività cinematografiche, cui oggi si affiancano quelle audiovisive, ogni riflessione si confronta, infatti, con i numerosi interventi normativi dei quali sono state oggetto, nel tempo, e, da ultimo, con la nuova e rinnovata attenzione ad esse prestata in sede parlamentare, dove sono state presentate, proprio in questi ultimi mesi, numerose proposte e disegni di legge, volte a ridefinire taluni aspetti dell'attuale disciplina se non a ripensare il complessivo "sistema" dell'intervento pubblico per la sua promozione, tanto nei profili funzionali quanto in quelli organizzativi.

Proposte e disegni di legge inseriti nella documentazione di questo numero, ove compaiono anche testi che, al momento dell'incontro di ottobre, non erano ancora stati depositati. Peraltro, anche le proposte, allora già disponibili, benché abbiano procurato utili termini di confronto per il dibattito, non ne sono state l'oggetto diretto, in quanto non era questo l'intento della giornata di studio. Con il renderle disponibili, anche in questa sede, s'intende, perciò e soltanto, aggiungere elementi per la migliore individuazione e definizione delle principali questioni che, anche nella percezione del legislatore, interessano questa forma di spettacolo, non già documentare o motivare quanto si è detto e discusso.

Non altrettanto si può fare per lo spettacolo dal vivo, da sempre in attesa di una disciplina organica, riferibile al complesso delle sue espressioni, di per sé, eterogenee e, sin qui, diversamente disciplinate o, come nel caso delle attività teatrali di prosa, prive di qualsiasi copertura legislativa. Le diverse proposte formulate, allo scopo, non sono mai confluite in testi che abbiano superato lo stadio della "bozza preliminare", spesso solo ufficiosamente conosciuta e discussa.

Peraltro, al momento, nulla assicura che questi differenti "punti di partenza" conducano ad esiti differenti, assicurando alle attività cinematografiche quella disciplina di sistema che lo spettacolo dal vivo sembrerebbe in maggiori difficoltà a ricevere.

Qualcosa, tuttavia, è già accaduto. Con la legge finanziaria per il 2008, le attività cinematografiche sono state rese destinatarie di alcune misure fiscali di favore, da tempo richieste e così anticipate rispetto ai tempi più lunghi richiesti dall'approvazione delle proposte legislative presentate, anche con riguardo a questi specifici aspetti (cfr. legge 24 dicembre 2007, n. 244, art. 1, commi 325-343).

Attenzione è stata prestata anche a quella particolare espressione dello spettacolo dal vivo assicurata dalle fondazioni lirico-sinfoniche, oggetto di provvedimenti volti ad aiutare quelle in maggiori difficoltà di bilancio, ad allentare il blocco delle assunzioni ma anche ad introdurre parametri più severi che incideranno sulla vita dei loro organi di vertice (legge 244/2007, art. 2, commi 389-395).

Tutto il settore dello spettacolo, poi, si gioverà di un incremento delle risorse destinate al Fus (Fondo Unico per lo spettacolo) che potrà contare, per il 2008, sul 16% in più di quanto già stanziato, in aumento, per il 2007.

Provvedimenti sicuramente importanti, ma parziali, che non assicurano un'ampia azione di riforma per e dello spettacolo e che neppure forniscono risposte ai quesiti che più sembrano gravare sulle sorti del settore, per soddisfare i quali sono necessari interventi di sistema e riflessioni di contesto.

Resta così irrisolta la questione dei soggetti pubblici legittimati nonché chiamati ad agire e, insieme, ad organizzarsi per la promozione del settore. Una questione che interseca uno degli interrogativi più forti, ancora aperti, ossia quello relativo al "come" adeguare la disciplina della presenza pubblica, a favore dello spettacolo, alle istanze del decentramento forte, ossia al nuovo quadro costituzionale, vigente dal 2001, ma ancora privo di significative attuazioni, non solo in relazione a questo, ma anche per questo, ambito.

Quasi paradossalmente, proprio il cinema, ossia la forma di spettacolo che, di tutte, è sempre apparsa la meno esposta alle ragioni del decentramento, si è misurato "per primo" con tali necessità di contesto. Questa, almeno, è l'indicazione che si trae da alcuni dei disegni di legge presentati.

Lo spettacolo dal vivo, invece, da sempre, e tradizionalmente, terreno di forti presenze dei governi territoriali, ancora una volta sembra abbia visto il percorso delle proprie riforme, se non della propria disciplina, arrestarsi di fronte alle difficoltà dell'incontro con il ruolo delle autonomie regionali e locali.

Indefinita e possibile fonte di incertezze, anche in merito all'ammissibilità di alcune forme di intervento pubblico, è l'incidenza dei principi comunitari. Un problema non solo del nostro ordinamento, ma con il quale anche il nostro ordinamento è chiamato a confrontarsi, sia per quanto concerne le attività cinematografiche, la cui più sicura appartenenza al novero delle "industrie culturali" le sottopone maggiormente alla necessaria compatibilità con le ragioni del mercato e della concorrenza, sia per quanto concerne, comunque, e per molti suoi aspetti, anche lo spettacolo dal vivo. Un tema del quale la Rivista già si è occupata e sul quale ritorna, in questa occasione, con l'analisi di Edoardo Chiti.

Connessa a questa, a taluni effetti, è anche la questione dello strumento fiscale e della sua capacità di assicurare quelle risorse altrimenti difficilmente disponibili. Un altro tema che, ancora, attende messe a punto "di sistema" e con riguardo non soltanto allo spettacolo, ma all'intero settore culturale. Di ciò si è occupata Maria Cecilia Fregni, alla quale già si devono precedenti analisi di questi aspetti, ospitate da Aedon.

Problemi, dunque, di contesto che acquistano peculiari declinazioni quando si guardi alle specificità del cinema e dello spettacolo dal vivo, per come sono state evidenziate nelle relazioni di Giulio Napolitano e di Michele Trimarchi nonché negli interventi di Eugenio Picozza, Luca Zan, e Alessandra Untolini e Rita Borioni.

La voce di chi si confronta, in sede istituzionale, con le esigenze dello spettacolo è qui espressa dalla sen. Vittoria Franco, Presidente della Commissione Cultura del Senato e prima firmataria di una proposta di legge di sistema per il cinema e l'audiovisivo.

L'attenzione al contesto e l'approccio di sistema ai temi ed ai problemi dello spettacolo che connota i diversi contributi, e che ha caratterizzato la giornata di studio, segnala, comunque, anche qualche cosa in più, utile ai fini delle future riflessioni.

E' la necessità di superare quella che è spesso stata la tentazione, se non la tendenza, dello spettacolo a percepire se stesso e ad essere percepito come ambito di attività portatrici di esigenze proprie, se non tipiche di ognuna delle forme nelle quali si esprime (cinema, teatro di prosa, danza, musica, spettacolo lirico-sinfonico), in quanto tali non assimilabili a quelle di altre materie e perciò, anche, meritevoli di un governo e di politiche differenziate, quasi "decontestualizzate".

Ciò che emerge e che si definisce, quando ci si collochi nella prospettiva di dare risposte di sistema alle necessità dello spettacolo, sono, invece, le vicinanze di molte questioni del settore a quelle di altri e segnatamente a quelle che interessano il settore culturale, anche negli irrisolti rapporti con il "mercato" e con il "privato", quasi a segnalare un'omogeneità di problemi che investono tanto i profili funzionali quanto quelli organizzativi dell'intervento pubblico.

Risposte che tutti i livelli istituzionali sono chiamati a fornire. Certo, non indipendentemente l'uno dall'altro, quasi "in ordine sparso", come sin qui è spesso avvenuto, se solo si guarda all'insieme delle normative o anche e solo dei provvedimenti adottati in sede sia centrale sia locale, ma nel rispetto di una sequenza e, perciò, in attuazione di un disegno, in cui si rifletta il ruolo spettante ad ognuno di essi: quel ruolo la cui definizione è premessa ed insieme indicatore dell'esistenza e della messa a punto di un sistema.

In questo quadro, è evidente che la parola, ossia le scelte competono, innanzi tutto, al centro statale, anch'esso alla ricerca di un proprio ruolo, troppo di frequente inteso come proprio spazio anziché come impegno a fissare le linee principali, fondanti, delle politiche entro le quali, poi, si muoveranno i diversi soggetti pubblici e potranno muoversi gli operatori di settore, liberandoli dalla contingenza e dalla occasionalità dei provvedimenti di cui sono stati, sin qui, destinatari, ma anche chiamandoli a raccordarsi con il contesto, istituzionale e funzionale, del quale anch'essi sono parti.

 

 



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