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Territori e beni culturali

La protezione e la valorizzazione del Cammino di Santiago nella Comunità autonoma di Galizia

di Diana Santiago Iglesias

Sommario: 1. Introduzione. 1.1. Il valore storico e culturale del Cammino di Santiago. - 1.2. L'evoluzione della disciplina di protezione e di valorizzazione del Cammino di Santiago. - 1.3. I soggetti a cui spetta la protezione e valorizzazione del cammino. - 2. Il Cammino di Santiago: definizione e natura giuridica. - 3. L'organizzazione amministrativa e la protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago. - 4. La protezione del Cammino di Santiago. - 4.1. La delimitazione del Cammino. - 4.2. La destinazione del Cammino. - 4.3. La pianificazione. - 4.4. La disciplina sanzionatoria. - 5. La valorizzazione del Cammino di Santiago.

1. Introduzione

Prima di incominciare con la rassegna del regime giuridico della protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago nella Comunità Autonoma di Galizia, occorre inquadrare questo studio attraverso l'esame di tre argomenti: a) l'individuazione delle ragioni per le quali si deve proteggere e valorizzare il Cammino di Santiago, partendo dall'inevitabile riflessione sul valore storico e culturale del Cammino stesso; b) l'evoluzione della disciplina riguardante la protezione e valorizzazione del Cammino e c) la determinazione dei soggetti a cui spetta attualmente la protezione e valorizzazione del Cammino.

1.1. Il valore storico e culturale del Cammino di Santiago

Le ragioni per le quali si deve proteggere e valorizzare il Cammino di Santiago trovano fondamento nel fatto che esso costituisce un importante fenomeno di carattere storico-culturale.

La sua particolare importanza risiede nel fatto che esso è da più di dodici secoli una via di comunicazione che, da un lato, ha agito come un generatore di vita sociale ed economica, fatto che si è tradotto nella nascita ai suoi confini di numerosi insediamenti urbani, che hanno contribuito alla strutturazione e configurazione di molti territori e, d'altra parte, ha operato come un luogo di incontro di culture e come mezzo di diffusione di correnti culturali, rendendo possibile, tra l'altro, lo sviluppo dell'idea di Europa [1].

Ecco perché, quindi, la stessa Dichiarazione dell'Unesco, dell'11 dicembre 1993, ha qualificato il Cammino di Santiago come Patrimonio Universale dell'Umanità [2], ribadendone, per l'appunto, la rilevanza come fenomeno di carattere storico-culturale di dimensione universale.

1.2. L'evoluzione della disciplina di protezione e di valorizzazione del Cammino di Santiago

In un primo momento, l'intervento amministrativo volto a proteggere il Cammino di Santiago, caratterizzantesi per norme non connesse tra loro, si è concretizzato nel semplice riconoscimento di uno speciale statuto giuridico delle varie costruzioni esistenti lungo il suo percorso.

Col passare degli anni, è venuta, però, maturando, la consapevolezza della necessità che l'intervento amministrativo per la protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago dovesse avere una portata globale, al fine di garantirne adeguatamente la sua conservazione e valorizzazione. Precisamente, il primo intervento normativo indicativo di questa nuova tendenza legislativa è rappresentato dal decreto 5 settembre 1962, n. 2224, con il quale si è istituito il Patronato del Complesso Storico-Artistico del Cammino di Santiago (Patronato del Conjunto Histórico-Artístico del Camino de Santiago) [3].

A poco a poco, dunque, si è venuta a consolidare questa linea d'azione e si sono moltiplicate le norme che, in ambiti differenti, tendono alla protezione e valorizzazione complessiva del Cammino. Tra questi interventi normativi si segnala, ad esempio, il regio decreto 14 maggio 1993, n. 736, che disciplina i benefici fiscali applicabili all'Anno Santo Compostelano [4].

1.3. I soggetti a cui spetta la protezione e la valorizzazione del Cammino

In considerazione dell'attuale Stato decentrato spagnolo, le singole Comunità Autonome hanno competenza sui tratti del Cammino di Santiago che attraversano i loro territori. Questa competenza trova il proprio fondamento nell'art. 148.1.16 della Costituzione Spagnola del 1978, in cui si afferma che le Comunità Autonome potranno assumere, tramite i loro rispettivi statuti di autonomia, competenze in materia di patrimonio monumentale di loro interesse. Così, per quanto riguarda la Galizia, nell'articolo 27.18 della legge organica 6 aprile 1981, n. 1, con la quale si approva lo Statuto di Autonomia della Galizia, si ribadisce che spetta alla Comunità Autonoma di Galizia la competenza esclusiva sul patrimonio storico, artistico, architettonico ed archeologico, di proprio interesse [5].

Nonostante ciò, la dottrina costituzionale ha, però, riconosciuto, al contempo, allo Stato una competenza sul Cammino, alla luce della regola costituzionale secondo la quale deve riservarsi allo Stato la regolazione di tutto ciò che abbia bisogno di una disciplina organica di rilievo nazionale. In altre parole, pur facendo salve le competenze delle Comunità autonome in materia, l'interesse culturale di rilievo "nazionale" sembrerebbe legittimare l'intervento dello Stato nella regolazione del Cammino, rappresentando quest'ultimo, per l'appunto, un bene culturale di carattere "sopracomunitario" [6], nel senso di rivestire un interesse che varca i confini delle singole Comunità autonome.

Tuttavia, invece di stabilire una regolazione sistematica e onnicomprensiva della materia in questione, lo Stato si è limitato a creare un organo di coordinamento, il "Consejo Jacobeo", istituito con il regio decreto 4 luglio 1997, n. 1095. Quest'organo si configura, in accordo con quanto disposto nell'articolo 1 di detta normativa, come un organo di cooperazione che ha come scopo quello di facilitare la comunicazione tra l'amministrazione statale e le amministrazioni autonomiche che lo integrano, al fine di coordinare i programmi e le attuazioni riguardanti il Cammino di Santiago e la celebrazione degli Anni Giacobei che le suddette amministrazioni pongono in essere.

Di fronte a questo atteggiamento dello Stato, che senz'altro può essere qualificato come passivo, negli anni novanta la Comunità Autonoma di Galizia, che disponeva già di un'ampia legislazione sul Cammino, benché dispersiva e a livello regolamentare, prese coscienza della necessità di dettare una normativa generale di rango legale che disciplinasse questo fenomeno in modo complessivo, cioè che contemplasse, da un lato, i diversi aspetti del Cammino - culturali, monumentali, urbanistici - e, d'altro lato, la pluralità di rotte con diversa rilevanza storico-culturale e, di conseguenza, meritevoli di un diverso livello di protezione, ma sempre adatto per mantenere la sua integrità [7].

Di conseguenza, nel 1996, il Parlamento della Galizia ha approvato la legge 10 maggio 1996, n. 3 (LPCS), con la quale si è cercato di fornire una disciplina completa sulla protezione dei Cammini di Santiago. Si deve, comunque, ricordare e sottolineare che al Cammino, oltre alla normativa appena citata, si applica anche la legislazione sul patrimonio storico e culturale della Galizia e della Spagna [8].

Il presente lavoro ha come scopo proprio quello di esporre dettagliatamente la regolazione contenuta nella legge suddetta, in quanto la stessa rappresenta un chiaro esempio di legislazione articolata e completa riguardante la protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago [9].

2. Il Cammino di Santiago: definizione e natura giuridica

Il Cammino di Santiago si può definire, secondo la LPCS, come un insieme di itinerari storici individuati attraverso appositi e riconosciuti documenti. L'itinerario principale è il Cammino Francese, considerato un vero e proprio bene d'interesse culturale. Assieme al Cammino Francese esistono altri percorsi compresi nella denominazione generale di Cammino di Santiago, che corrispondono alle rotte conosciute come: Cammino Portoghese, Cammino del Nord, Cammino di Fisterra, Rotta dell'Argento, Cammino Inglese e Rotta del Mare di Arousa ed Ulla.

L'oggetto della LPCS è delimitare e regolare la conservazione, l'uso ed i differenti livelli di protezione dei tratti del Cammino di Santiago che attraversano la Galizia. A tal proposito, si deve segnalare che, mentre la delimitazione del territorio storico del Cammino Francese è rinvenibile nella Risoluzione del 12 novembre 1992 della Direzione Generale del Patrimonio Storico e Documentale della Giunta della Galizia, la delimitazione degli altri itinerari è individuata e regolamentata dalle disposizioni della LPCS, a cui si applicano, una volta definiti, la protezione prevista nella Legge sul Patrimonio Culturale della Galizia, LPCG, per i beni catalogati.

Riguardo alla natura giuridica del Cammino si deve segnalare che, d'accordo con quanto stabilito negli articoli 2 e 4 della LPCS, il Cammino di Santiago, composto da vie di dominio ed uso pubblico, costituisce un bene demaniale di carattere culturale incluso nella categoria di territorio storico, al quale è applicabile la legislazione generale della Comunità Autonoma su questa materia. Cosí, il Cammino di Santiago ha natura giuridica demaniale, la quale si estende a tutti terreni occupati dal Cammino - la cui larghezza, nei casi in cui fosse necessario il suo recupero, verrà individuata in una striscia di almeno tre metri -, al terreno occupato per i sostegni della struttura, qualora il Cammino attraversi ponti, ai suoi elementi funzionali [10] ed ai tratti del Cammino storico che vengano recuperati e che ancora sono in mani private [11].

Ugualmente, hanno natura demaniale quei percorsi alternativi al Cammino storico tracciati come conseguenza della necessità di occupare certi terreni dello stesso [12], per causa di forza maggiore o di interesse sociale, per l'esecuzione di infrastrutture pubbliche. Nel caso in cui si tratti della costruzione di una strada il percorso alternativo deve essere prossimo alla stessa e deve riunire caratteristiche simili al percorso che sia stato occupato.

3. L'organizzazione amministrativa e la protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago

Le amministrazioni pubbliche con competenza in materia di protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago, alla luce di quanto disposto nella LPCS, sono l'amministrazione della Comunità Autonoma, tramite la Consellería di Cultura, e l'amministrazione locale [13].

Nella LPCS non si individua un elenco delle competenze relative alla protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago che corrispondono alle diverse amministrazioni pubbliche implicate in tali attività, tuttavia l'attribuzione delle competenze si realizza nell'ambito dei diversi precetti della LPCS, con riferimento ai singoli aspetti riguardanti il Cammino.

Per il migliore esercizio delle competenze attribuite alla Consellería di Cultura in materia di protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago, la LPCS stabilisce la creazione di una struttura amministrativa di sostegno. Così, l'articolo 30 della suddetta norma crea il Comitato Assessore del Cammino di Santiago ("Comité Asesor del Camino de Santiago"), la cui composizione e funzionamento è stata regolata dal decreto 8 marzo 2007, n. 46.

Il Comitato Assessore del Cammino di Santiago è un organo, ascritto alla Consellería di Cultura, di natura collegiale - composto da un massimo di dieci membri, nominati tra persone di riconosciuta competenza in questa materia di protezione del Cammino - e con funzione consultiva [14]. Di conseguenza, in quanto organo consultivo, la sua funzione principale è l'emissione di pareri e rapporti, su richiesta dalla Consellería di Cultura, riguardanti la protezione del Cammino di Santiago nel suo percorso per il territorio della Comunità Autonoma di Galizia [15].

Allo stesso modo, al fine di dirigere e coordinare tutte le attività realizzate dalla Consellería competente nelle questioni relative al Cammino di Santiago, direttamente o attraverso la Società per Azioni di Gestione del Piano Giacobeo ("Sociedad Anónima de Gestión del Plan Jacobeo") [16], si crea la Gerenza di Promozione del Cammino di Santiago ("Gerencia de Promoción del Camino de Santiago"), la cui struttura e funzioni sono disciplinate dagli articoli 18 e 19 del decreto 45/2001, del 1 febbraio, testo, quest'ultimo, che raccoglie tutta la normativa vigente sul Cammino di Santiago.

Infine, si deve fare riferimento al "Comitato Internazionale d'Esperti del Cammino di Santiago". Questo costituisce un organo di collaborazione della Consellería competente sul Cammino di Santiago, in tutte quelle questioni che si presentino in relazione con questo bene. Tra le funzioni di questo Comitato vi sono, in conformità con quanto stabilito nell'articolo 3 del suddetto decreto 45/2001, del 1 febbraio: la ricerca su argomenti direttamente legati con il Cammino di Santiago; l'elaborazione e diffusione di pubblicazioni su detti temi e l'organizzazione di giornate di studio, congressi, seminari e simposi finalizzati allo studio e diffusione internazionale del Cammino di Santiago.

4. La protezione del Cammino di Santiago

In conformità con quanto previsto dall'articolo 8 della LPCS, spetta ai poteri pubblici della Comunità Autonoma di Galizia, in considerazione delle loro rispettive competenze, garantire il recupero, la conservazione, il miglioramento e la protezione del Cammino e di tutti i suoi elementi funzionali. In questo lavoro di conservazione e protezione del Cammino devono collaborare le amministrazioni locali, sebbene detto obbligo si limiti all'adozione delle misure opportune per evitare il deterioramento o distruzione dei tratti del Cammino che attraversano i loro rispettivi territori; alla notificazione alla Consellería de Cultura di qualsiasi rischio per il Cammino ed allo svolgimento delle concrete funzioni di conservazione e protezione dello stesso che siano state loro delegate dall'amministrazione della Comunità Autonoma.

Con riferimento alle concrete azioni di conservazione e protezione che le suddette amministrazioni pongono in essere sul patrimonio architettonico e monumentale del Cammino di Santiago, bisogna rilevare che, qualora detto patrimonio non sia di proprietà pubblica, diviene fondamentale garantire la manutenzione posteriore degli elementi restaurati e la possibilità di una loro utilizzazione pubblica, soprattutto da parte dei pellegrini che percorrono il Cammino.

Inoltre, l'articolo 14 della LPCS considera implicita la dichiarazione di interesse sociale, cosicché si apre per le amministrazioni competenti la possibilità di espropriare i beni esistenti nelle zone laterali di protezione del Cammino nel caso in cui l'espropriazione sia necessaria per la conservazione, riparazione, ampliamento o servizio del Cammino stesso.

4.1. La delimitazione del Cammino

L'oggetto del procedimento di delimitazione del Cammino è, d'accordo con gli articoli 5 e 6 della LPCS, la demarcazione del Cammino, stricto sensu, e delle sue zone laterali.

Dunque, nel suddetto procedimento si devono definire, da un lato, la larghezza del Cammino, che nei casi in cui sia necessario il suo recupero sarà di, almeno, tre metri, e concretare le sue appartenenze, accessori e caratteristiche e, d'altro lato, si devono definire le zone laterali di protezione che devono consistere in due fasce di terreno ad ambedue i lati del Cammino di una larghezza minima di tre metri a partire della sua linea esteriore, tranne in quei tratti in cui il Cammino sia tangente ad una strada, in questi casi la zona laterale di protezione deve essere individuata nel margine del Cammino opposto alla strada.

Il procedimento di delimitazione del Cammino prende avvio su iniziativa della Consellería de Cultura, essendo necessario l'intervento in esso del Comitato Assessore del Cammino di Santiago.

La risultante delimitazione del tracciato deve essere oggetto di informazione pubblica per un periodo di due mesi [17].

L'approvazione della delimitazione effettuata si realizza attraverso decreto del Consello de la Xunta, su proposta del Conselleiro de Cultura.

Conseguentemente, bisogna rilevare che l'approvazione della delimitazione implica la dichiarazione d'interesse sociale e di necessità d'occupazione dei beni presenti lungo il tratto del Cammino oggetto del procedimento, al fine di iniziare nei confronti dei suddetti beni procedimenti di espropriazione forzata, di occupazione temporale o di imposizione o modificazione di servitù.

4.2. La destinazione del Cammino

La destinazione del Cammino di Santiago, secondo quanto stabilito nell'articolo 9 della LPCS, è quella di essere un sentiero pedonale. Tuttavia, questa destinazione primaria è compatibile con la sua utilizzazione come via equestre o come via per veicoli senza motore. In ogni modo, nessuna di queste forme di utilizzazione del Cammino o dei suoi elementi funzionali deve compromettere il percorso in oggetto, sottoponendolo a pericoli di distruzione o deterioramento, né può essere realizzata in modo incompatibile con i valori che il Cammino rappresenta. Di conseguenza, il Cammino non potrà essere percorso con veicoli a motore, neppure nei suoi tratti urbani, tranne in quei casi in cui il Cammino sia direttamente la strada d'accesso a proprietà e case. In questi casi, però, a poco a poco, si dovranno creare accessi alle suddette proprietà e case tendenti ad evitare l'utilizzazione dei tratti del Cammino da parte di veicoli a motore.

Le limitazioni all'utilizzazione del Cammino interessano anche quello che l'articolo 16 della LPCS denomina zona di protezione dei dintorni del Cammino, composta per due fasce di 30 metri di larghezza, misurati a partire dai limiti esterni del Cammino. In questi terreni, l'uso del suolo richiede l'autorizzazione della Consellería de Cultura, previo parere del Comitato Assessore del Cammino di Santiago. La suddetta autorizzazione è condizionata, però, al fatto che le attività che si dovranno svolgere sui suoli in questione rispondano alle caratteristiche tradizionali della zona e al fatto che rispettino i valori del Cammino. In questa zona sono, inoltre, vietate: ogni tipo di attività pubblicitaria, le attività di sfruttamento minerario e le attività d'estrazione di ghiaia e sabbia. Allo stesso modo, nella zona di protezione la Consellería de Cultura potrà dar vita ad una regolamentazione speciale delle aziende agricole ivi situate.

Per quanto concerne le zone laterali di protezione, sono soltanto permessi quegli usi che siano compatibili con la conservazione del Cammino e che siano stati autorizzati dalla Consellería de Cultura, previo parere del Comitato Assessore del Cammino di Santiago. In ogni modo, restano espressamente proibiti, in conformità con l'articolo 11.2 della LPCS, gli usi consistenti: nello stabilimento di accampamenti e, in genere, qualsiasi tipo di campeggio collettivo o individuale; nella realizzazione di attività costruttive, tranne le infrastrutture che per causa di forza maggiore o di interesse generale sia necessario realizzare; negli sfruttamenti propri delle strade ed il disboscamento, sebbene, con autorizzazione espressa della Consellería de Cultura si può permettere il taglio d'alberi se questo si compensa con la piantagione immediata di specie autoctone.

Nei casi in cui non sia stata richiesta e concessa l'autorizzazione per la realizzazione di un'attività o opera in una zona laterale di protezione, o nei casi in cui questa non rispetti le condizioni stabilite nella suddetta autorizzazione, l'articolo 13.1 della LPCS stabilisce il dovere della Consellería de Cultura di fermare lo sviluppo della attività o l'esecuzione dell'opera e di adottare nel termine di due mesi, previo parere del Comitato Assessore del Cammino di Santiago, sia un provvedimento di demolizione dell'opera o di cessazione definitiva della attività, sia l'avvio del procedimento per la legalizzazione dell'opera o per l'autorizzazione delle attività, se queste sono compatibili con quanto disposto nella LPCS e nell'altra legislazione applicabile.

La conseguenza dell'inadempimento degli obblighi e proibizioni stabiliti per le zone laterali di protezione del Cammino è, alla luce di quanto disposto nell'articolo 14 della LPCS, la dichiarazione d'interesse sociale volta all'espropriazione forzata dei beni collegati con l'inadempimento.

4.3. La pianificazione

Le previsioni in materia di pianificazione contenute nella LPCS riguardano, principalmente, l'elaborazione di un piano speciale di protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago.

La redazione di questo piano spetta, in base a quanto stabilito nell'articolo 17 della LPCS, alla Consellería de Cultura, che deve dare udienza in questo procedimento a tutti i Comuni attraversati dal Cammino. La sua approvazione spetta al Consello della Xunta, previo parere del Comitato Assessore del Cammino di Santiago [18].

Le disposizioni del piano speciale di protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago sono di obbligatorio adempimento, cosicché in nessun caso si potrà invocare l'esistenza di un altro piano, a prescindere dalla sua natura [19], per giustificarne il mancato rispetto. Di conseguenza, come rileva l'articolo 17.2 della LPCS, i Piani Speciali che i Comuni interessati possono redigere per regolare il tratto del Cammino di Santiago che attraversa il proprio territorio devono rispettare le disposizioni contenute nel suddetto Piano Speciale di Protezione e Promozione del Cammino di Santiago [20].

Inoltre, si deve rilevare che l'articolo 18 della LPCS contiene una serie di misure rivolte ai Comuni finalizzate a dare risposta alla necessità di coordinamento ed omogeneizzazione dei diversi piani. Così, in primo luogo, si stabilisce l'obbligo di rispettare nei piani comunali e nelle norme sussidiarie provinciali di pianificazione, le disposizioni contenute nella LPCS e nel Piano Speciale di Promozione e Protezione del Cammino di Santiago; in secondo luogo, con riguardo alla licenza comunale delle attività che si possono realizzare nel tracciato del Cammino di Santiago, nelle sue zone laterali di protezione e nella zona di protezione dei dintorni del Cammino, si stabilisce la necessità di autorizzazione da parte della Consellería de Cultura, con carattere previo alla sua concessione o diniego, in modo che i Comuni non potranno concedere la suddetta licenza finché l'autorizzazione richiesta alla Consellería non sia stata notificata al Comune e, in fine, in terzo luogo, l'articolo 18.3 della LPCS vieta espressamente lo stabilimento di nuovi allineamenti e l'incremento del volume edificabile nelle zone laterali di protezione e nelle zone di protezione dei dintorni del Cammino.

4.4. La disciplina sanzionatoria

L'inadempimento degli obblighi e la violazione delle proibizioni previsti nella LPCS e nel Piano Speciale di Protezione e Promozione del Cammino di Santiago rappresentano, secondo l'articolo 20 della LPCS, infrazioni amministrative e, di conseguenza, implicano l'imposizione delle rispettive sanzioni [21]. Al contempo, i responsabili di detti inadempimenti e violazioni hanno l'obbligo di risarcire i danni causati; obbligo che è indipendente sia dalle responsabilità penali che potrebbero derivare della loro attuazione sia dall'obbligo di restaurare il Cammino e le sue zone laterali di protezione.

Le infrazioni commesse nel Cammino o nelle sue zone di protezione si sanzionano con ammende la cui entità, entro i limiti quantitativi stabiliti della Legge di Patrimonio Culturale di Galizia, dipende dalla gravità del danno causato, dalla rilevanza economica dei fatti costitutivi l'infrazione, dalla reiterazione, dalle circostanze concorrenti e dal grado di responsabilità della persona che commette l'infrazione.

Per quanto riguarda la classificazione delle infrazioni si deve rilevare che l'articolo 21 della LPCS le classifica in tre gruppi secondo la loro gravità.

In primo luogo, le infrazioni sono considerate molto gravi quando consistono: nella realizzazione di atti che facciano temere per la distruzione di parte del Cammino o dei suoi elementi funzionali, inclusi gli alberi; la realizzazione di attività nel Cammino o nelle sue zone di protezione senza la necessaria autorizzazione oppure nella realizzazione di attività nel Cammino o nelle sue zone di protezione senza rispettare le condizioni stabilite nell'autorizzazione concessa; nella realizzazione di attività proibite nelle zone laterali di protezione o nella realizzazione di attività che implicano la violazione delle proibizioni stabilite dall'articolo 16 in relazione con la zona di protezione dei dintorni del Cammino. Allo stesso modo, si considera infrazione molto grave la recidiva nella commissione delle infrazioni gravi, qualora, precisamente, due o più di queste dovessero ripetersi nell'arco di un anno [22]. L'organo a cui spetta l'imposizione delle sanzioni per le infrazioni molto gravi è il Consello della Xunta.

In secondo luogo, le infrazioni si considereranno gravi quando vi sarà utilizzazione del Cammino con veicoli a motore, tranne nel caso d'accesso a proprietà e case, e quando vi sarà reiterazione nella commissione di infrazioni poco gravi [23]. La competenza per l'imposizione delle ammende per infrazioni gravi spetta alla Consellería di Cultura.

Infine, in terzo luogo, si definiscono come infrazioni poco gravi: il versare od abbandonare residui ed oggetti nel Cammino o nelle sue zone di protezione al di fuori dei luoghi autorizzati, e anche il fatto di bruciare gli stessi; l'utilizzazione del Cammino in modo che si alteri l'uso e godimento pieno e pacifico dello stesso per gli altri utenti e, per concludere, la realizzazione di attività contrarie ai valori del Cammino. La competenza per l'imposizione delle sanzioni per infrazioni poco gravi spetta alla Direzione Generale di Patrimonio.

La LPCS, nel suo articolo 24, stabilisce un termine di prescrizione differente per ogni tipo d'infrazione, che si conterà dal momento in cui l'amministrazione abbia avuto conoscenza del fatto costitutivo dell'infrazione. Così, il termine di prescrizione delle infrazioni molto gravi sarà di tre anni, quello delle gravi di due e quello delle poco gravi di sei mesi.

5. La valorizzazione del Cammino di Santiago

La realizzazione di quelle attività di promozione, il cui oggetto è la conoscenza e diffusione del patrimonio storico-culturale vincolato al Cammino di Santiago, spetta, secondo l'articolo 26 della LPCS, alla Consellería de Cultura che, assieme al Consello della Xunta, deve garantire la realizzazione di meccanismi di collaborazione e coordinamento di programmi con le altre Comunità Autonome attraversate dal Cammino.

In adempimento di questo dovere, da un lato, la Consellería de Cultura deve elaborare tutti gli anni norme direttrici che consentano di individuare le attività di promozione del Cammino che si pretende portare a termine, nell'ambito delle proprie competenze, che, secondo quanto stabilito nell'articolo 29 della LPCS, riguardano: in primo luogo, lo stabilimento, conservazione e mantenimento di tutti tipi di servizi per il pellegrinaggio lungo i tratti del Cammino di Santiago che attraversano la Comunità Autonoma di Galizia; in secondo luogo, lo stabilimento della segnaletica adeguata del Cammino, che, secondo l'articolo 27.3 della LPCS, deve rispettare le norme del Consiglio di Europa e deve rispettare i criteri stabiliti nella LPCS ed, in terzo luogo, lo stabilimento, organizzazione e gestione di una rete di alberghi destinati al pellegrinaggio e di un sistema di appoggio agli alberghi e foresterie privati. D'altra parte, il Consello della Xunta può accordare benefici ed incentivi a favore dei Comuni e dei privati interessati dalla politica di protezione e di promozione del Cammino e costituire consorzi e celebrare accordi con altre pubbliche amministrazioni.

Infine, bisogna sottolineare che si è creato uno strumento fondamentale per la valorizzazione del Cammino di Santiago, l'Anagrafe di Entità di Promozione del Cammino di Santiago ("Registro de Entidades de Promoción del Camino de Santiago"), la cui regolazione è contenuta nel Decreto 224/1994, del 2 giugno. Quest'anagrafe è stata creata al fine di realizzare attività congiunte, di facilitare lo scambio di informazioni e di sviluppare forme di collaborazione per lo svolgimento di attività riguardanti il Cammino.

 

 

Note

[1] Il legame del Cammino di Santiago all'idea di Europa si può dedurre facilmente dall''attenzione ed il riconoscimento che differenti istituzioni di ambito europeo gli hanno dato. In questo senso si deve sottolineare: la Raccomandazione 987 dell'Assemblea Parlamentare che qualifica il Cammino di Santiago come primo itinerario culturale europeo; la Dichiarazione del Consiglio di Europa del 23 ottobre 1987, e la Dichiarazione dei Ministri di Cultura della Comunità Europea, riuniti in Consiglio, il giorno 17 maggio 1993, che riconosce il Cammino come patrimonio culturale comune europeo.

[2] Cfr. José Antonio Corriente Córdoba, "El Camino de Santiago y la Protección Internacional de bienes culturales" Anuario de Derecho Internacional Público. Facultad de Derecho de la Universidad de Navarra, n. 9, 1993, pp. 41-50 e MĒ Belén Bermejo López, "A protección Xurídica do Camiño de Santiago no ámbito internacional", Grial, n. 143, luglio-settembre, 1999, pp. 429 e seguenti.

[3] In tale atto normativo, da un lato, si dichiara il cammino in questione come Complesso Storico-Artistico e, d'altro lato, si crea un Patronato come organo incaricato della sua protezione e tutela.

Una sintesi del contenuto del decreto 2224/1962, del 5 settembre, si può trovare in: José Luis Carro Fernández-Valmayor, "El Camino de Santiago en la perspectiva jurídica", Revista Galega de Administración Pública, n. 27, 2001, pp. 24 e 25.

[4] Per un dettagliato studio della normativa statale, cfr. José María Abad Liceras, "El Camino de Santiago en la legislación estatal", La Ley, n. 5, 1999, pp. 1850-1857.

[5] Cfr. la Sentenza della Corte Costituzionale del 31 agosto 1991, n. 17.

[6] Cfr., in questo senso: José Luis Carro Fernández-Valmayor, "El Camino de Santiago en la perspectiva jurídica", cit., pp. 35-38.

[7] Il crescente interesse per questa tematica mostrato dalle Comunità Autonome per le quali i diversi tratti dei Cammini di Santiago si sono materializzati nell'approvazione di un grande numero di norme di diverso rango. Tra queste norme si ricordano: il decreto 96/1988, del 24 maggio, della Comunità Autonoma di Aragón, di creazione della Commissione Tecnica di Coordinazione per il Ricupero e Rivitalizzazione del Cammino di Santiago; la legge navarra 6/1987, del 10 aprile, di norme urbanistiche regionali per la protezione ed uso del territorio, dove si include al Cammino dentro della categoria di suolo non urbanizzabile; il decreto 20/1988, del 20 maggio, della Comunità Autonoma de la Rioja, di creazione della Commissione per il Ricupero e Rivitalizzazione del Cammino; il decreto 24/2006, del 20 aprile, della Comunità Autonoma di Castilla-León, di creazione della Commissione dei Cammini di Santiago; il decreto 118/2002, del 28 maggio, del País Vasco, di modificazione del decreto 14/2000, del 25 gennaio, di dichiarazione del Cammino di Santiago come bene culturale o il decreto 15/2002, del 8 febbraio, della Comunità Autonoma di Asturias, d'organizzazione e funzionamento del Consiglio del Patrimonio Culturale di Asturias.

Sulla legislazione delle Comunità Autonome in questa materia, cfr.: José Luis Carro Fernández-Valmayor, "El Camino de Santiago en la perspectiva jurídica", cit., pp. 27-30.

[8] La redazione originale della legge 3/1996, del 10 maggio è stata modificata dalla legge 14/2004, del 29 dicembre, di misure tributarie e di regime amministrativo. Come conseguenza di questa modificazione si diede una nuova redazione all'articolo 29 c) della suddetta legge.

[9] Sulla regolazione di altre Comunità Autonome, cfr., per esempio, Fernando López Ramón, "La protección jurídica del Camino de Santiago en Aragón", Revista Galega de Administración Pública, n. 3, 1993, pp. 157 e seguenti o Martin María Razquin Lizarraga, "El Camino de Santiago en Navarra: notas Jurídicas", Revista Jurídica de Navarra, n. 15, 1993, pp. 257 e seguenti.

[10] Secondo l'articolo 9.2 LPCS, sono elementi funzionali del Cammino agli effetti della sua conservazione e servizio: le aree di riposo, le aree di ausilio e di attenzione medica di urgenza, la segnaletica, gli alberghi per i pellegrini e, in genere, tutti quelli che siano complementari alla sua utilizzazione.

[11] D'accordo con l'articolo 2.3 LPCS qualora non si recuperino i terreni che ancora sono in mani private, si costituirà una servitù pubblica per il passo del Cammino su proprietà privata di una larghezza di tre metri.

[12] Per l'accreditamento di questa necessità si dovrà iniziare il corrispondente procedimento amministrativo.

[13] Così risulta dall'analisi dei suoi articoli, trai i quali si possono citare: 5, 8, 13, 18, 29, ecc.

[14] D'accordo con l'articolo 1.2 del decreto 46/2007 del 8 marzo, la consultazione al Comitato Assessore del Cammino di Santiago è obbligatoria qualora una norma così stabilisca e facoltativa in tutti gli altri casi. Ugualmente, i suoi pareri non sono vincolanti, tranne che una norma stabilisca espressamente il suo carattere vincolante in un certo caso.

[15] Così, a questo organo spetta emettere pareri: nel procedimento di delimitazione del Cammino, di conformità con l'articolo 5.3 LPCS; sull'autorizzazione per la realizzazione di attività nelle zone laterali di protezione del Cammino, secondo l'articolo 12 LPCS; su i provvedimenti di demolizione e di legalizzazione di opere nelle zone laterali di protezione del Cammino, di conformità con l'articolo 13.2 LPCS; sullo stabilimento della zona di protezione del contorno del Cammino, d'accordo con l'articolo 16.1 LPCS, e, e il Piano Speciale di Protezione e Promozione del Cammino di Santiago, di conformità con l'articolo 17 LPCS.

[16] Malgrado che la sua creazione non sia stata contemplata nella LPCS, non si può parlare dell'organizzazione amministrativa che ha come oggetto la protezione e valorizzazione del Cammino di Santiago senza fare riferimento alla S.p.A. di Gestione del Piano Giacobeo ("Sociedad Anónima de Gestión del Plan Jacobeo"). Questa società è un'impresa pubblica dipendente dalla Xunta di Galizia che ha come scopo la promozione turistica-culturale e l'impianto di servizi nei Cammini di Santiago, d'accordo con quanto stabilito nell'articolo 20 del decreto 45/2001, del 1 febbraio, per cui si riunisce in un solo testo la normativa vigente sul Cammino di Santiago.

Questa società fu creta nel 1991 come S.p.A. di Gestione del Piano Giacobeo del 1993 ("S.A. de Gestión del Plan Jacobeo de 1993"), con l'intenzione di velocizzare l'esecuzione del programma civile dell'Ano Giubilare Compostelano del 1993. Inizialmente, la S.p.A. dipendeva della Consellería de Relaciones Institucionales, ma nel 1994 fu trasferita alla Consellería de Cultura, giacché questa assunse le competenze sul turismo e sulla protezione e promozione del Cammino di Santiago.

Una volta finito il Giacobeo del 1993, il Governo della Comunità Autonoma decise di continuare sviluppare attivamente una politica di promozione della Rotta Giacobea, e, di conseguenza, accordò la continuità di questa impresa con la sua attuale denominazione.

Dal 2005, questa S.p.A. forma parte della struttura della Consellería de Inovación e Industria e, all'interno di questa, dipende della Direzione Generale di Turismo, a cui spetta la promozione turistica del Cammino di Santiago.

[17] D'accordo con quanto disposto nell'articolo 5.2 della LPCS, l'avvio del procedimento di delimitazione deve essere notificato ai Comuni che possono essere coinvolti nella misura in cui i loro territori siano attraversati per i tratti del Cammino da delimitare ed annunciato nel Giornale Ufficiale di Galizia.

[18] La Disposizione Addizionale Unica della LPCS segnala che, entro il termine massimo di due anni a partire della sua entrata in vigore, la Xunta de Galizia deve approvare il Piano Speciale di Protezione e Promozione del Cammino di Santiago.

[19] Si deve rilevare, qui, il fatto che l'approvazione di questo Piano Autonomistico Speciale di Protezione del Cammino di Santiago pone il problema della sua relazione con i Piani Speciali di Protezione di natura comunale previsti per i complessi storici, i luoghi storici e le zone archeologiche sia dalla legislazione statale sia dalla legislazione della Comunità Autonoma. Dati i limiti del presente lavoro, lo studio di questa complessa problematica si rinvia all'esaustivo studio realizzato da José Luis Carro Fernández-Valmayor, in "El Camino de Santiago en la perspectiva jurídica", cit., pp. 40-41.

[20] L'articolo 19 della LPCS, segnala che sarà pubblica l'azione per esigere davanti agli organi amministrativi competenti l'adempimento di quanto previsto nella LPCS e nel Piano Speciale di Protezione e Promozione del Cammino di Santiago.

[21] In questa materia, secondo l'articolo 26 della LPCS, per tutto quello che non è stato previsto in questa legge troverà applicazione quanto disposto nel Titolo IX della legge 30/1992, del 26 novembre, di Regime Giuridico delle Pubbliche Amministrazioni e del Procedimento Amministrativo Comune.

[22] D'accordo con quanto disposto nell'articolo 22 della LPCS, si verifica un'ipotesi di recidiva quando nel periodo di un anno si dovessero commettere due o più infrazioni gravi e così sia stato dichiarato per risoluzione non impugnabile in via amministrativa.

[23] D'accordo con quanto disposto nell'articolo 22 della LPCS, si verifica un'ipotesi di recidiva quando nel periodo di un anno si dovessero commettere due o più infrazioni gravi e così sia stato dichiarato per risoluzione non impugnabile in via amministrativa.

 

 

 



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