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La formazione universitaria in materia di beni culturali.
Le lauree specialistiche (Parte II)

di Francesco Midiri


Sommario: 1 Il rapporto di propedeuticità tra corsi di laurea universitaria e corsi di laurea specialistica. - 2. Le classi dei corsi in materia di beni culturali. - 3 Le classi di corsi nelle quali i beni culturali rappresentano un ambito di specializzazione delle competenze. - 4 Le classi di corsi nelle quali i beni culturali rappresentano un ambito di integrazione interdisciplinare. - 5. I rapporti col modello precedente (brevi cenni).



1. Il rapporto di propedeuticità tra corsi di laurea universitaria e corsi di laurea specialistica

Delineati i tratti salienti della formazione universitaria in materia di beni culturali con riferimento alle lauree universitarie [1], procediamo all'analisi degli ambiti di insegnamento della medesima materia nel quadro delle classi delle lauree specialistiche, così come definito dal decreto del ministero della Università e della Ricerca scientifica e tecnologica 28 novembre 2000 "Determinazione delle classi delle lauree specialistiche" e relativi allegati.

La natura dei due titoli di studio (laurea universitaria e laurea specialistica) e l'architettura complessiva del sistema didattico universitario sono già state illustrate; in questa sede è comunque necessario svolgere alcune precisazioni relative al rapporto intercorrente tra le due categorie di titoli, o meglio, chiarire il nesso di propedeuticità esistente tra lauree universitarie e specialistiche.

Il decreto del ministero della Università e della Ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999 n. 509 "Regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei" stabilisce che l'accesso a ciascuna laurea specialistica è riservato a chi ha ottenuto il titolo di laurea universitaria ed ha il possesso dei necessari requisiti curriculari e di una preparazione personale adeguata [2].

La disposizione normativa deve essere chiarita facendo riferimento alla figura della laurea specialistica così come determinata dal decreto ministeriale 28 novembre 2000.

Proprio come per le classi di lauree universitarie anche per quelle di lauree specialistiche il decreto ministeriale contempla, per ciascuna classe, medesimi obbiettivi formativi qualificanti ed una quantità determinata di crediti, pari al 66% (198 crediti) di quella complessiva (300 crediti), da riservare a specifici ambiti disciplinari.

Tali determinazioni, peraltro, vengono effettuate con riguardo all'intero progresso di studi universitari, comprensivo dell'iter che lo studente percorre per ottenere la laurea universitaria.

In sostanza, il decreto determina gli ambiti disciplinari propri di ciascuna classe di laurea specialistica e la quantità di crediti corrispondenti, e lo fa con riguardo non solo agli ultimi due anni di studio da completare per arrivare al titolo specialistico, ma anche con riguardo al background culturale di base che lo studente dovrebbe avere già acquisito nel triennio precedente [3].

Quindi, tornando ai requisiti di ammissione a ciascun corso di laurea specialistica, in sede di accesso al secondo livello di studi sarà necessario valutare la compatibilità del precedente bagaglio formativo universitario con l'ulteriore progressione di studio.

Ciò dovrà avvenire facendo riferimento a due elementi: da un lato agli obbiettivi formativi qualificanti, dall'altro alle attività formative già svolte precedentemente ed a quelle che nell'arco dei 300 crediti dovranno essere realizzate.

In sostanza, non potrà darsi accesso ad un corso di laurea specialistica per diplomati in classi di corsi con obbiettivi eterogenei o divergenti; data l'architettura complessiva dell'ordinamento didattico tale valutazione risulta essere pregiudiziale.

Inoltre, in presenza di obbiettivi comunque compatibili, occorrerà valutare se l'orientamento disciplinare dato dal laureato non specialistico al proprio curriculum gli consenta di completare la propria preparazione nei residui campi previsti dalle fonti normative.

A questo punto risulta chiaro il carattere delle classi di lauree specialistiche che rappresentano un arricchimento culturale-formativo integrabile a diversi titoli di preparazioni universitari di base e che, per questo, non realizzano la mera prosecuzione di singoli e specifici corsi di laurea rigidamente corrispondenti.

Ma risultano anche più chiari i momenti irrinunciabili della nostra analisi che dovrà porre in evidenza in primo luogo le classi specialistiche che riservano specifico rilievo alla materia dei beni culturali negli obbiettivi e nelle attività. In secondo luogo si dovrà chiarire di quali preparazioni universitarie di primo livello le suddette classi possono rappresentare il completamento o la caratterizzazione specialistica nel segno dei beni culturali, avuto riguardo ai canoni di compatibilità di cui sopra.

Naturalmente si farà riferimento solo alle classi di primo livello già analizzate in precedenza, che contemplavano nei propri obbiettivi formativi un rilievo diretto o indiretto per la materia dei beni culturali. In caso contrario ammetteremmo come possibile, nell'architettura della riforma, una contraddizione: l'implementazione didattica di secondo livello inerente la materia beni culturali, partendo da classi di lauree che la escludono già nel primo livello.

 

2. Le classi dei corsi in materia di beni culturali

Come già avvenuto per le lauree universitarie anche l'analisi relativa alle classi delle lauree specialistiche procederà dagli obbiettivi formativi qualificanti per giungere alla individuazione degli ambiti disciplinari delle attività formative indispensabili.

Il panorama delle classi delle lauree specialistiche è, logicamente, molto più ampio di quelle universitarie: ne abbiamo ben 104. Di queste, peraltro, solo poche possono presentare attività didattiche relative ai beni culturali: si tratta, come già chiarito, di quelle che rappresentano l'ulteriore articolazione e approfondimento delle classi triennali per le quali avevamo già posto in evidenza la rilevanza della nostra materia.

Innanzitutto, abbiamo una serie di classi di corsi, che dovrebbero condurre al definitivo completamento formativo, ed alla conseguente specializzazione professionale, in alcuni dei "settori" dei beni culturali così come precedentemente identificati dal ministero [4].

Si tratta delle classi delle lauree specialistiche in Archeologia, Archivistica e biblioteconomia, Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale, Musicologia e beni musicali.

Come si vede, ogni raggruppamento rappresenta la prosecuzione e caratterizzazione specialistica/professionale dello studio di uno dei tre ambiti disciplinari, più rilevanti nel quadro delle attività formative caratterizzanti la classe delle lauree universitarie in Scienze dei beni culturali: l'ambito dei beni storico-artistici e archeologici, dei beni archivistici e librari, e dei beni musicali, cinematografici e teatrali [5].

La corrispondenza non è rigidissima (le classi sono quattro, i settori di attività sono tre), ma è facile capire come uno dei settori stessi sia stato ritenuto così ampio ed in qualche modo eterogeneo al proprio interno, da consentire la "costruzione" di due classi specialistiche correlative.

Per meglio comprendere la linea di continuità che unisce la formazione di base relativa ai beni culturali e l'implementazione specialistica, è bene indicare brevemente gli obbiettivi e le attività delle classi in esame.

Gli obbiettivi della classe delle lauree in Archeologia prevedono che i laureati nei corsi di laurea specialistica possiedano "avanzate competenze scientifiche, teoriche, metodologiche ed operative relative al settore dell'archeologia e della storia dell'arte nell'età antica e medioevale", acquisiscano "abilità nel settore della gestione, conservazione e restauro del patrimonio artistico, documentario e monumentale"; i ruoli professionali, oltre all'attività di docenza e di ricerca, si identificano in "funzioni di elevata responsabilità in ambiti quali: istituzioni specifiche, come soprintendenze, musei, ecc..., direzione di organismi e unità di studio e di ricerca, di conservazione del patrimonio artistico, documentario e monumentale presso enti ed istituzioni, pubbliche e private" [6].Il risultato degli studi specialistici è l'arricchimento e la specializzazione della formazione storico artistica ed archeologica a cui dovranno aggiungersi competenze in materia di gestione e restauro per consentire interventi conservativi sui beni, anche in collaborazione con professionisti di estrazione squisitamente scientifica.

Correlativamente, la classe contempla due ambiti disciplinari di base relativi a materie storico-archeologico e letterarie: storia antica, lingue e letterature antiche e medievali [7].

Il quadro delle attività caratterizzanti la classe è molto ampio e comprende: a) ambiti disciplinari squisitamente archeologici o metodologico-archeologici; b) ambiti di segno nuovamente storico-artistico e di scienze dell'antichità; c) un ambito tecnico-scientifico molto articolato (che contempla discipline relative alle scienze fisiche, chimiche, biologiche, geologiche ed anche agrarie, ingegneristiche ed architettoniche) e direttamente finalizzato all'intervento di recupero dei beni culturali; d) un ambito giuridico/economico.

I sette ambiti disciplinari delle attività caratterizzanti sono: metodologia e tecnica della ricerca archeologica; archeologia e antichità del mediterraneo; archeologia orientale; storia dell'arte; antichità orientali; formazione tecnica e scientifica; legislazione e gestione dei beni culturali.

Si può notare che, mentre la componente giuridica della formazione relativa ai beni culturali costituisce una nota classica già presente nella classe delle lauree universitarie delle Scienze dei beni culturali, una integrazione di segno economico non trova luogo nella formazione di primo livello dei beni culturali, esclusa la integrazione interdisciplinare della classe economica ed una timida indicazione di integrazione interdisciplinare nella classe delle Tecnologie per la conservazione ed il restauro dei beni culturali.

La formazione della classe si completa, infine, con un'integrazione interdisciplinare complessiva che procede per tre direttrici: italianistica; discipline dell'ambiente (con una formazione di ordine demoetnoantropologico e geografico, quest'ultima contemplata dall'originaria bozza di decreto tra le attività di base); discipline storiche.

La seconda classe rilevante ai fini della nostra panoramica è quella delle lauree in Archivistica e biblioteconomia.

Gli obbiettivi della classe prevedono che i laureati possiedano "competenze scientifiche specialistiche, teoriche metodologiche ed operative relative ai settori dell'archivistica e della biblioteconomia" e che acquisiscano "abilità avanzata nella gestione, conservazione e restauro (anche in collaborazione con altri specialisti) del patrimonio artistico e librario, nonché nella trasmissione dell'informazione libraria e bibliografica". I ruoli professionali sono identificati in "funzioni di elevata responsabilità, in ambiti quali: istituzioni specifiche, come archivi, biblioteche, soprintendenze, musei ecc...; direzione di organismi e unità di studio, di conservazione del patrimonio artistico e librario presso enti ed istituzioni, pubbliche e private" [8].

Anche in questo caso, il decreto mira ad un'intensificazione e caratterizzazione di ordine specialistico nel relativo settore dei beni culturali a cui affiancare capacità tecniche di base tendenzialmente accessorie e relative alla conservazione dei beni.

Questo dato è confermato dall'architettura delle attività formative che ricalca in maniera ancora più intensa quella delle Scienze dei beni culturali e ne rappresenta in maniera ancor più evidente la proiezione in ambito specialistico in campo archivistico e biblioteconomico.

Compare, infatti, una formazione di base essenzialmente storica (storia ed istituzioni dal medioevo all'età contemporanea; scienze del libro e degli archivi) [9] a cui si aggiungono quattro ambiti disciplinari caratterizzanti la classe in parte relativi al settore di pertinenza librario ed in parte inerenti a discipline scientifiche complementari: scienze del libro, degli archivi e dell'immagine; discipline filologico-letterarie; informatica e teoria dei linguaggi; chimica e fisica.

Anche per questa classe, poi, il completamento della preparazione è di ordine economico-giuridico con gli ambiti delle discipline giuridiche e sociologiche e della economia, gestione e comunicazione dei beni culturali.

Discorso parzialmente diverso vale per la terza classe rilevante nella nostra materia, quella delle Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale.

La differenza della fisionomia di questa classe deriva dalla peculiarità del bene culturale di pertinenza del settore teatrale, cinematografico e dello spettacolo in genere.

In questo campo, infatti, se è relativamente agevole dettare un completamento specialistico della formazione nella materia dei beni cinematografici e teatrali, risulta più complesso fornire una competenza scientifica diretta al recupero dei beni.

Ed infatti gli obbiettivi formativi risultano diretti a fare acquisire "competenze scientifiche specialistiche, teoriche e tecniche, metodologiche ed operative relative alla cultura artistica nei campi delle arti figurative, dello spettacolo e della comunicazione visiva ed essere in grado di applicarle criticamente, anche in una prospettiva di genere, nella progettazione e creazione di opere" ed inoltre a fare "avere avanzate abilità nei settori dell'ideazione, della produzione di eventi spettacolari, nonché nella gestione di strutture teatrali, cinematografiche e televisive e radiofoniche" [10].

Come si vede, alla competenza per l'intervento sul bene si sostituisce la generale competenza alla gestione delle strutture di produzione del bene culturale ed alla creazione di nuove opere.

Alla formazione di base questa classe dedica tre ambiti disciplinari abbastanza eterogenei, ovvero discipline linguistiche e letterarie, discipline geografiche, storiche e sociologiche, discipline delle arti, che comprendono una serie di insegnamenti integrativi sociologici, demoantropologici e che avrebbero potuto essere inclusi in ambiti autonomi caratterizzanti od integrativi della classe [11].

Le attività formative caratterizzanti, invece, sono logicamente relative soltanto alle discipline dello spettacolo e multimediali, alle discipline della costruzione spaziale, alle letterature moderne, alle discipline musicali, alla semiotica e scienze della comunicazione.

Tra le attività integrative, infine, troviamo l'ambito delle discipline scientifiche e tecniche, delle lingue moderne e, quindi, anche per questa classe, l'ambito delle discipline giuridiche, economiche e gestionali.

Le integrazioni interdisciplinari di ordine tecnico scientifico non devono trarre in inganno: queste ultime si riducono all'insegnamento dell'informatica, dello studio dei materiali e del disegno.

Come si vede ciò non conduce ad una competenza relativa al recupero dei beni, come avviene nelle altre classi, ma si traduce in un completamento scientifico/interdisciplinare della formazione del laureato [12].

L'ultima classe delle lauree in Musicologia e beni musicali non si discosta dall'architettura complessiva di obbiettivi ed attività che abbiamo incontrato nelle prime due classi.

La bidimensionalità degli obbiettivi formativi è, in questa classe, evidente: "i laureati devono possedere una approfondita conoscenza storica e teorica della musica e dei suoi modi di diffusione" ed inoltre "acquisire competenze nelle discipline linguistiche e storiche nonché nelle discipline scientifiche applicate alla conservazione dei beni musicali" [13].

La formazione di base è, anche in questo caso di segno letterario con gli ambiti disciplinari delle Lingue e letterature moderne, delle Discipline filologiche e letterarie, delle Discipline filosofiche e della comunicazione.

L'ulteriore caratterizzazione delle formazione passa attraverso l'insegnamento delle Discipline musicologiche, delle Discipline delle arti e dello spettacolo, delle Discipline scientifiche applicate.

Non viene esclusa, nelle attività affini o integrative, un'attenzione specifica per le materie economiche e giuridiche, che identificano sostanzialmente gli stessi insegnamenti previsti negli ambiti corrispondenti nelle classi precedentemente analizzate e che sono inglobate in un ambito disciplinare denominato discipline gestionali applicate allo spettacolo musicale.

Il quadro delle attività affini comprende l'ulteriore ambito delle discipline storiche.

A questo punto è possibile porre in evidenza alcuni dati comuni alle classi indicate.

A differenza che per la formazione di primo livello non compare più, negli obbiettivi formativi, la categoria beni culturali unitariamente considerata. Ciò deriva dalla diversa vocazione formativa dei corsi di studio che devono rappresentare necessariamente una specializzazione e settorializzazione dei saperi.

Alla categoria unitaria, quindi, si sostituiscono i vari settori dei beni culturali nella loro specificità.

Occorre tenere presente, peraltro, che una formazione di base ed un ampio spettro di conoscenza relativo ai beni culturali deve essere già stato acquisito dello studente in sede di formazione triennale e pare porsi come conditio sine qua non di una ulteriore formazione specialistica [14]. Appare contraddittorio, infatti, ammettere una formazione specialistica di settore nel campo dei beni culturali, come quella delle precedenti classi, che non trovi il proprio presupposto in una preparazione di ordine generale [15].

Un altro elemento comune alle classi è la vocazione formativa umanistica nel segno delle discipline delle scienze dell'antichità, delle scienze storico artistiche e filologico-letterarie [16], che monopolizzano la quasi totalità dei crediti formativi dei corsi di studio [17].

In questo quadro gli insegnamenti di carattere scientifico non risultano idonei a consolidare un'autonoma professionalità; pare trattarsi più di una integrazione interdisciplinare accurata che non di una formazione diretta a creare specialisti dell'intervento sul bene culturale quale substrato fisico.

E' bensì vero che gli obbiettivi delle classi alludono all'acquisizione di abilità avanzate nel settore della conservazione e del restauro, tuttavia lo spazio riservato alle attività scientifiche appare esiguo e isolato in un quadro chiaramente umanistico.

L'obbiettivo formativo, allora, potrà essere raggiunto valorizzando l'insegnamento delle materie scientifico-tecnologiche nel quadro della quota (33%) dei crediti formativi attribuiti all'autonomia degli atenei e degli studenti.

Può comunque essere rilevato come l'architettura degli ordinamenti didattici abbia collocato in altra sede la formazione specialistica dei professionisti dell'intervento conservativo, come avremo modo di chiarire poco oltre. Non a caso, infatti, l'allegato al decreto prevede tra gli obbiettivi formativi della classe delle lauree specialistiche in Archivistica l'acquisizione di abilità in discipline tecniche da utilizzare "anche in collaborazione con gli altri specialisti" del settore, e tale indicazione era contenuta anche negli obbiettivi della classe delle lauree specialistiche in Archeologia nella versione provvisoria dello schema di decreto ministeriale.

Medesima qualità di integrazione interdisciplinare può essere attribuita ai vari insegnamenti di ambito economico e giuridico che l'allegato al decreto contempla per i corsi di ciascuna classe.

Esaurita la panoramica sui contenuti e sulla vocazione formativa è possibile porre in evidenza come la classe della Archeologia e della Archivistica risultino caratterizzate da un orientamento formativo più chiaramente storico, pur con alcune peculiarità.

Le classi delle lauree in Musicologia e beni musicali ed in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale, invece, seguono la direttrice delle discipline filologiche e letterarie.

Da notare, poi, che solo in questa ultima classe la preparazione mira a formare laureati in grado di dare vita a vere e proprie produzioni artistiche, aspetto questo non considerato (ma forse neppure propriamente considerabile) dalle altre classi.

Nonostante queste differenze di impostazione nelle attività e considerati gli obbiettivi formativi è possibile ipotizzare come tutte le classi analizzate possano da un lato rappresentare la prosecuzione degli studi per i laureati i Scienze dei beni culturali, dall'altro possono realizzare una delle possibili caratterizzazioni e specificazioni della formazioni dei laureati nei corsi delle classi di carattere letterario e storico già analizzate nella precedente parte di questa analisi.

Vero è che in quest'ultimo caso il curriculum di studi dovrà seguire linee di compatibilità con il complesso delle attività formative delle classi specialistiche analizzate.

Per i laureati della classe delle Tecnologie per la conservazione ed il restauro dei beni culturali gli obbiettivi dei corsi triennale, recanti una netta vocazione formativa tecnologica, non paiono lasciare spazio ad una prosecuzione degli studi nei corsi delle classi analizzate, che, come abbiamo visto mirano a specializzare e caratterizzare in ambiti settoriali una formazione già acquisita di stampo chiaramente umanistico/generale.

Esaurita la panoramica delle classi di segno prevalentemente umanistico passiamo all'analisi di un ulteriore raggruppamento di lauree specialistiche ove la categoria beni culturali compare, questa volta in termini espressi, come referente per una preparazione complessa di ordine tecnico-scientifico.

Si tratta della classe delle lauree specialistiche in Conservazione e restauro del patrimonio storico-artistico.

Il quadro degli obbiettivi formativi evidenzia il carattere fondamentale e la vocazione formativa della classe.

Da un lato si intende fornire un solido background tecnico-scientifico: "I laureati nei corsi... devono acquisire: conoscenze di base in chimica, fisica, matematica, geologia ed informatica". Dall'altro si garantisce uno spettro di conoscenze relative al bene culturale inteso come res materiale: "(I laureati... devono) acquisire una buona padronanza del metodo scientifico di indagine e delle tecniche di analisi ed interpretazione dei dati per lo studio finalizzato al recupero, alla conservazione e al restauro dei beni culturali anche in realtà complesse; (I laureati... devono acquisire) capacità di organizzare le interazioni di diverse conoscenze disciplinari al fine di affrontare i complessi problemi scientifici relativi al recupero, alla conservazione, alla valorizzazione ed alla fruizione dei beni culturali". In ogni caso, non viene esclusa una formazione umanistica che, peraltro, è contemplata in termini di acquisizione di "specifici elementi di cultura storica e artistica" [18].

Questo bagaglio formativo deve consentire al laureato di svolgere una serie di attività quali: "la progettazione e realizzazione di metodi, materiali, misure e tecniche per il recupero, la conservazione, il restauro e la valorizzazione dei beni culturali; ... l'effettuazione della diagnosi prima, durante e dopo l'intervento di conservazione, l'individuazione delle cause e dei meccanismi del deterioramento e la valutazione dei risultati scientifici a beneficio della conservazione del bene culturale" [19].

Il quadro delle attività formative rispecchia fedelmente il disegno didattico che traspare dagli obbiettivi.

Le attività di base contemplano le discipline matematiche, informatiche e statistiche, le discipline fisiche, le discipline chimiche, le discipline geologiche, le discipline archeologiche, storico-artistiche e della rappresentazione. Le attività caratterizzanti contemplano le discipline architettoniche e del restauro, le discipline chimiche, le discipline fisiche, le discipline storiche. Le attività affini o integrative contemplano le discipline delle scienze della terra, le discipline biologiche ed ecologiche, le discipline giuridiche e economiche, le discipline tecniche.

Come si vede il decreto costruisce una formazione ed una preparazione professionale specifiche per la conservazione ed il recupero dei beni culturali. Emerge quindi una figura autonoma di scienziato e tecnico del restauro, tendenzialmente autosufficiente, in grado di intervenire sul bene senza la necessaria collaborazione di cultori di altri settori (quali quello chimico, fisico o geologico). La cura dei beni culturali, quindi, non viene delegata a professionisti di altri campi che abbiano acquisito una formazione di carattere interdisciplinare nella nostra materia; naturalmente il loro apporto potrà essere prezioso, ma sempre in quanto coordinato dal laureato di quest'ultima classe, in grado di "organizzare le interazioni di diverse conoscenze disciplinari al fine di affrontare i complessi problemi scientifici relativi al recupero ... dei beni culturali".

Appare chiaro, per concludere, come i corsi della classe delle lauree specialistiche in Conservazione e restauro del patrimonio storico-artistico si pongano quale naturale proiezione specialistica dei corsi della classe delle lauree universitarie in Tecnologie per la conservazione ed il restauro dei beni culturali.

Peraltro, non pare potersi escludere, considerando gli obbiettivi formativi di alcune classi triennali, che i laureati in altri corsi di laurea universitaria di segno scientifico, possano scegliere di orientare la propria formazione specialistica alla conservazione ed al recupero del bene culturale.

Insomma, la classe della lauree in Conservazione e restauro del patrimonio storico-artistico come punto di approdo di scienziati di varia estrazione che intendano fare della capacità di intervento sul bene culturale la propria competenza primaria.

 

3. Le classi di corsi nelle quali i beni culturali rappresentano un ambito di specializzazione delle competenze

Sgombrato il campo dalle classi delle lauree specialistiche dirette ad una implementazione formativa umanistica o scientifico-tecnica nei vari settori della materia beni culturali, dobbiamo porre in evidenza quali altre classi attribuiscano rilievo, nei propri obbiettivi formativi, alla nostra materia, o meglio, in quali altri casi la categoria beni culturali rappresenti un ambito di caratterizzazione o specializzazione delle competenze dei laureati.

A questo proposito dobbiamo considerare alcuni raggruppamenti di corsi squisitamente scientifici che rappresentano la ulteriore specializzazione delle classi di lauree universitarie delle Scienze della terra, delle Scienze e tecnologie fisiche, delle Scienza e tecnologie chimiche.

Come si ricorderà, in queste ultime classi la nostra materia acquisiva specifico rilievo come uno dei campi operativi nei quali i laureati avrebbero dovuto trovare collocazione professionale: più specificamente veniva previsto che i laureati nei corsi geologici, fisici e chimici divenissero dei professionisti del recupero dei beni culturali.

La stessa impostazione viene seguita ora dal decreto sulle lauree specialistiche per le classi che appaiono le logiche proiezioni delle classi triennali suddette: le classi delle Scienze chimiche, della Fisica, delle Scienze geologiche.

Come è logico la nostra materia non acquisisce rilievo quale parte integrante di una formazione di ordine scientifico non identificando una delle discipline della chimica, della fisica e della geologia.

Come già nelle lauree triennali la categoria dei beni culturali diviene uno degli ambiti di esercizio delle specifiche professionalità scientifiche acquisite dai laureati.

Veniamo alla analisi puntuale degli obbiettivi formativi delle tre classi.

Nel campo delle Scienze chimiche l'allegato allo schema di decreto prevede i seguenti obbiettivi: "i laureati nei corsi di laurea specialistica della classe devono: avere una solida preparazione culturale di base nei diversi settori della chimica e una elevata preparazione scientifica e operativa nei settori che caratterizzano la classe; ... avere una buona padronanza del metodo scientifico di indagine" [20].

Viene quindi proposto un ampio campo di dimensioni operativo-professionali. Tra le attività che il laureato specialista è in grado di svolgere si indicano in particolare: "attività di promozione e sviluppo dell'innovazione scientifica e tecnologica, nonché di gestione e progettazione delle tecnologie; ... funzioni di elevata responsabilità nei settori dell'industria, dell'ambiente, della sanità, dei beni culturali e della pubblica amministrazione" [21].

Come si vede, la materia dei beni culturali viene qualificata come un ambito correlato alle discipline chimiche, dove il concetto di correlazione pare indicare piuttosto uno dei luoghi di utilizzo diretto delle proprie competenze e capacità tecniche.

Medesima impostazione viene assunta dallo schema di decreto con riguardo alla classe delle lauree specialistiche in Fisica.

In primo luogo viene prevista una formazione fisica profonda e specializzata, anche sul piano metodologico: i laureati devono acquisire "una solida preparazione culturale di base nella fisica classica e moderna e una buona padronanza del metodo scientifico di indagine; avere una buona conoscenza delle moderne strumentazioni di misura e delle tecniche di analisi dei dati; avere una buona conoscenza di strumenti matematici ed informatici di supporto; avere una elevata preparazione scientifica ed operativa nelle discipline che caratterizzano la classe" [22].

In secondo luogo vengono elencati vari campi di valorizzazione delle competenze, tra cui anche quello di nostro interesse: "Tra le attività che i laureati specialisti svolgeranno si indicano in particolare: la promozione e sviluppo dell'innovazione scientifica e tecnologica, nonché la gestione e progettazione delle tecnologie in ambiti correlati con le discipline fisiche, nei settori dell'industria, dell'ambiente, della sanità, dei beni culturali e della pubblica amministrazione" [23].

Chiudiamo con la classe delle Scienze geologiche che conferma definitivamente come il legislatore, nella conformazione degli obbiettivi formativi di queste classi scientifiche, abbia tenuto fermo un unico modello, come si vedrà anche nel campo delle attività formative qualificanti.

Anche in questo caso vengono dapprima descritti i contenuti della formazione specialistica del geologo specialista che deve acquisire: "approfondite conoscenze di base di chimica, fisica, matematica e informatica; padronanza del metodo scientifico di indagine e delle tecniche di analisi dei dati; una solida preparazione culturale nei diversi settori inerenti al sistema Terra, nei loro aspetti teorici, sperimentali e pratici; gli strumenti fondamentali e avanzati per l'analisi dei sistemi e dei processi geologici, della loro evoluzione temporale e della modellizzazione anche ai fini applicativi; le conoscenze necessarie per operare il ripristino e la conservazione della qualità di realtà naturali complesse; competenze operative di terreno e di laboratorio e un'elevata capacità di trasferire i risultati delle conoscenze" [24].

Più articolato il quadro delle possibili dimensioni di attività professionali ed operative, ove comunque è ben presente la competenza relativa alle "indagini per la valutazione e prevenzione del degrado dei beni culturali ed ambientali e per la loro conservazione" [25].

A questo punto una sola considerazione comune alla struttura degli obbiettivi delle tre classi. Come si vede la materia dei beni culturali viene qualificata come un ambito correlato alle discipline chimiche, fisiche e geologiche, ma il concetto di correlazione pare indicare piuttosto uno dei luoghi di utilizzo diretto delle competenze e capacità tecniche.

Passando alla valutazione dell'architettura delle attività formative indispensabili, è facile capire come in ciascuno dei tre raggruppamenti si punti ad una solida preparazione nella materia di riferimento a cui si aggiungono implementazioni formative di ordine chimico, fisico, matematico ed informatico [26].

Ciascuna classe, quindi, prevede una quantità potenzialmente ampia (dipenderà anche dalle scelte degli atenei) di crediti riservati all'ambito delle attività formative interdisciplinari.

Tutto ciò considerato è possibile affermare che le tre classi specialistiche rappresentino la mera proiezione in una dimensione di maggiore caratterizzazione e specializzazione professionale dei contenuti formativi dei corsi triennali.

Per questo, non rinvenendo nella disciplina della nuova fase biennale inversioni di tendenze nella vocazione formativa e negli indirizzi professionali, né tanto meno indicazioni specifiche nuove ed ulteriori relative alla materia dei beni culturali, è possibile riproporre tutte le considerazioni svolte nell'analisi delle classi delle lauree universitarie della materia chimica, fisica e geologica.

Accanto a queste tre raggruppamenti di corsi di vocazione rigidamente scientifica troviamo un'ulteriore classe nella quale la categoria beni culturali rappresenta un ambito di caratterizzazione o specializzazione delle competenze, nonché il referente di alcuni possibili ruoli professionali.

Si tratta della classe delle lauree in Progettazione e gestione dei sistemi turistici.

Come già nel quadro delle lauree universitarie la disciplina degli ordinamenti didattici pone nel novero delle classi dei corsi specialistici che attribuiscono rilievo diretto ai beni culturali tre gruppi di corsi scientifici, diretti a preparare professionisti del recupero dei beni intesi come res materiali, ed un gruppo diretto alla formazione di operatori culturali capaci di realizzare un'attività composita di valorizzazione dei beni culturali intesi nella loro differente accezione di testimonianza umana.

Anche nel caso di questa classe di lauree specialistiche si tratta della prosecuzione e ulteriore specializzazione dei corsi biennali delle Scienze del turismo.

All'implementazione specialistica, peraltro, corrisponde una maggiore articolazione degli obbiettivi formativi complessivi, ed anche di quelli più direttamente inerenti la nostra materia.

Mentre nella formazione di base si trattava di garantire competenze nelle tecniche di promozione e fruizione dei beni culturali, nella nuova dimensione si tratta da un lato di trasmettere "avanzate competenze nel saper operare all'interno dei sistemi turistici, in contesti omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate", ed ancora vengono garantite "avanzate competenze nel progettare e attuare interventi intersettoriali ed infrastrutturali necessari alla qualificazione dell'offerta turistica e alla riqualificazione urbana e territoriale delle località ad alta intensità di insediamenti turistico-ricettivi in particolare nelle località impegnate nella valorizzazione dei beni culturali e ambientali con la costituzione e promozione di nuovi prodotti turistici" [27].

Correlativamente vengono identificati nuovi profili e collocazioni professionali inerenti alla nostra materia per i laureati della classe: "I laureati nei corsi di laurea specialistica della classe potranno esercitare funzioni di elevata responsabilità... nell'organizzazione di eventi culturali spettacolari ed espositivi; nella gestione dei servizi di accoglienza nei beni culturali ed ambientali; nelle istituzioni governative, centrali e decentrate, nei settori del turismo, della cultura, dei beni culturali e ambientali e dello sviluppo locale" [28].

Accanto a questi obbiettivi, naturalmente, il decreto ne pone molti altri, meno direttamente legati alla nostra materia.

Il quadro complessivo delinea una figura di laureato competente nei vari aspetti organizzativi e funzionali dei sistemi turistici e preparato nella gestione e valorizzazione delle risorse turistiche (da quelle ambientali a quelle culturali) e degli eventi culturali.

Le attività formative, proprio come nella formazione triennale corrispondente, risultano articolate e riconducibili a molteplici ambiti formativi, anche eterogenei.

L'architettura delle suddette attività, infatti, contempla questi ambiti disciplinari nelle materie formative di base: teorie e problemi della comunicazione; discipline del territorio, della grafica e degli spazi museali; discipline economiche. Per quelle caratterizzanti la classe, invece, sono previsti: linguistica italiana e lingue straniere; discipline gestionali; discipline delle arti e dello spettacolo; discipline storiche e giuridiche. Le attività affini e integrative recano questi ambiti disciplinari: discipline informatiche e del linguaggio; discipline filosofiche, politiche, antropologiche e sociologiche; discipline psico-sociali.

In sintesi, in questa classe troviamo maggiore rilievo specialistico per la materia dei beni culturali rispetto alla generica acquisizione di tecniche di promozione incontrata per la corrispondente laurea triennale.

Questa più ampia professionalità, peraltro, non deriva da una più profonda conoscenza delle discipline umanistiche classiche dei settori dei beni culturali, nelle materie umanistiche, storico-artistiche ed architettoniche, ma dalla più piena padronanza di discipline e tecniche sociologiche, economiche, psicologiche, giuridiche o più latamente gestionali.

Insomma dall'arricchimento di una preparazione eclettica nell'ambito delle scienze umane dovrebbero derivare, logicamente, maggiori capacità di valorizzazione in senso ampio del bene culturale quale testimonianza umana.

 

4. Le classi di corsi nelle quali i beni culturali rappresentano un ambito di integrazione interdisciplinare

A questo punto risulta esaurito il panorama delle classi delle lauree specialistiche che attribuiscono rilievo diretto alla formazione nella materia beni culturali, nel quadro dei propri obbiettivi formativi qualificanti.

Nella trattazione relativa alle classi triennali, avevamo peraltro evidenziato una ulteriore fascia di classi nelle quali, per la configurazione degli obbiettivi e per il quadro di attività didattiche, risultava possibile fornire una preparazione nella nostra materia. Si trattava, cioè, di gruppi di corsi nei quali la nostra categoria poteva rappresentare un campo di integrazione interdisciplinare eventuale, od anche necessario.

Come è evidente, nel quadro della formazione biennale ulteriore, anche queste classi trovano una proiezione di ordine specialistico.

In questo campo, escluse due eccezioni che andremo ad analizzare poco oltre, l'iter di specializzazione non prosegue intensificando la integrazione interdisciplinare nella nostra materia, ma battendo la strada dell'affinamento delle varie attività formative che componevano il quadro delle discipline primarie e caratterizzanti [29].

Almeno questo pare essere il disegno tracciato dai vari obbiettivi formativi dell'allegato.

Quindi, la misura e la logica delle integrazioni interdisciplinari in materia di beni culturali rimangono, pena la violazione dei nuovi obbiettivi specialistici, quelle che abbiamo già posto in evidenza, sulle quali si costruirà una ulteriore formazione specializzata.

Occorre peraltro considerare come per alcune di queste classi possano aprirsi importanti spazi e opportunità didattiche in relazione all'ampiezza dei propri obbiettivi formativi ed alla architettura composita, articolata ed elastica delle proprie attività formative, che, generalmente, spaziano nei vari settori delle scienze umane.

Gli spazi a cui si fa riferimento sono non soltanto quelli degli insegnamenti relativi ai beni culturali intesi in senso proprio e stretto ma quelli (connessi) della formazione in materia di attività culturali intese quali "attività... rivolte a formare e diffondere espressioni della cultura e dell'arte" secondo il dettato dell'art. 148 del d.lg. 31 marzo 1998, n. 112.

Si tratta, cioè, dell'ambito di attività che il d.lg. 20 ottobre 1998, n. 368 intende come una sorta di categoria residuale in cui fare confluire tutte le espressioni della cultura e con riguardo alla quale attribuire un compito di promozione al ministero per i Beni e le Attività culturali [30].

Più precisamente è dato rinvenire una serie di classi nelle quali l'autonomia degli atenei potrebbe creare corsi di laurea che garantiscano oltre alla conoscenza del dato artistico/culturale anche specifiche competenze in materia di promozione, valorizzazione, gestione delle attività culturali Il tutto sia in vista di un utilizzo professionale della formazione acquisita in strutture pubbliche che svolgano funzioni o servizi pubblici in materia, sia in strutture private alle quali siano demandate o consentite varie forme di intervento culturale (si pensi, ad esempio, al vasto campo di intervento pubblico e privato dello spettacolo).

E' possibile, a questo proposito fare riferimento alle classi in Editoria, comunicazione multimediale giornalismo, in Filologia moderna, in Filosofia teoretica, morale politica ed estetica, in Lingua e cultura italiana, in Storia contemporanea, in Storia dell'arte, in Storia della filosofia.

Nonostante l'apparente eterogeneità, tutte queste classi contemplano o recano gli spazi per contemplare attività formative nelle discipline letterarie, in quelle delle arti e dello spettacolo ed, infine, in quelle economico-gestionali. Il tutto può consentire di fornire al laureato le conoscenze per un intervento "consapevole" di varia natura nel campo dei beni culturali intesi nel carattere esteso di beni/attività culturali.

Naturalmente il discorso fatto per queste classi non può essere escluso per le prime quattro classi analizzate e per quella della Progettazione e gestione dei sistemi turistici. Peraltro paiono essere le classi precedentemente indicate la sede naturale per una implementazione interdisciplinare della formazione in materia di attività culturali, proprio in ragione del carattere aperto e non settorializzato di obbiettivi e attività formative delle classi stesse.

Passiamo ora all'analisi delle due eccezioni che avevamo anticipato; si tratta di classi che paiono orientare la propria formazione specialistica fornendo ai laureati una competenza valorizzabile nel campo dei beni culturali od in alcuni settori di esso.

A questo proposito dobbiamo fare riferimento alla classe delle lauree specialistiche delle Scienze economiche per l'ambiente e la cultura.

Come si ricorderà, nella trattazione precedente avevamo già incluso i corsi della classe delle lauree in Scienze economiche nel novero dei possibili luoghi di integrazioni interdisciplinari relativi alla categoria di cui ci occupiamo; avevamo inoltre considerato come l'esperienza di un diploma universitario istituito in materie economiche dalla Università Bocconi di Milano potesse porsi come esempio innovativo di integrazione tra studi economici e formazione e professionalità culturali.

Il decreto pare avere considerato la nostra materia come uno dei campi di valorizzazione degli studi economici specialistici.

In questo caso, infatti, la valorizzazione non si realizza soltanto articolando e caratterizzando in maniera peculiare la formazione nelle materie economiche, ma intensificando la formazione culturale.

Analizziamo innanzitutto gli obbiettivi formativi qualificanti: ai laureati viene garantita una "preparazione culturale e professionale e una qualificazione avanzata fondata su conoscenze in ambito economico, economico-aziendale e sociale, integrata con una formazione in ambito tecnico e formale della gestione dell'ambiente naturale e culturale che permetta loro di analizzare, gestire e progettare processi decisionali di sistemi, istituzioni o aziende fortemente interconnesse con l'ambiente"; altro obbiettivo formativo è quello di "possedere conoscenze qualificate atte ad analizzare, progettare e utilizzare sistemi informativi e processi decisionali di governo" [31].

Come si vede l'indicazione relativa alla nostra materia è soltanto indiretta (ci si riferisce alla cultura ed all'ambiente culturale) e l'orientamento complessivo degli obbiettivi pare alludere a capacità gestionali e manageriali da spendere in ambiti ampi ed eterogenei e forse non sufficientemente determinati [32].

Inoltre i profili professionali della classe paiono inerire molto più direttamente agli ambiti ambientali che non a quelli culturali: "I laureati nei corsi di laurea specialistica della classe potranno ... esercitare attività di consulenti per le riconversioni produttive finalizzate al riequilibrio ambientale; di manager e consulenti del business ecologico; di consulenti per la progettazione e l'analisi degli investimenti ambientali; di esperti per la valutazione dell'impatto delle nuove tecnologie sulle organizzazioni complesse e sul territorio e l'ambiente" [33].

Molto più significativo, invece, il quadro delle attività formative qualificanti. Occorre in primo luogo evidenziare, accanto ai classici ambiti economicistici, aziendalistici ed economico-statistici, la presenza, nelle attività formative caratterizzanti la classe, dell'ambito delle discipline dell'ambiente e delle discipline della cultura.

Ancora, nel novero delle attività formative relative a discipline affini o integrative lo schema prevede l'ambito delle discipline dell'ambiente, quello socio-giuridico, quello delle discipline dell'ambiente e quello delle discipline storiche.

La gamma delle attività può fornire, quindi, una preparazione consolidata anche in dimensioni non tradizionali per un laureato in materie economiche quale quelle Storiche storico-artistiche, archeologiche, sociologiche ed ambientali.

Concludendo, il bene culturale emerge, nella disciplina degli ordinamenti didattici, in una veste nuova: non solo testimonianza storica od oggetto materiale di interventi di recupero, ma anche bene oggetto di sfruttamento, valorizzazione e gestione economico-aziendale.

A ciò si deve aggiungere che anche per questa classe vale il discorso svolto in precedenza per la formazione in materia di attività culturali che, anzi, in questa classe trova una opportunità di inserimento e consolidamento se non la sua sede naturale. Questo soprattutto per la favorevole convergenza di attività formative di segno letterario/culturale/artistico, di segno economico, di segno giuridico e di segno storico.

La seconda eccezione è rappresentata dalla classe delle lauree in Conservazione dei beni architettonici e ambientali.

In questo classe si realizza una peculiare convergenza di attività formative di matrice architettonica, storica, scientifica, umanistica ed ambientale diretta ad un obbiettivo formativo specifico: la formazione di figure laureati che "conoscono in modo approfondito organismi architettonici complessi di carattere storico, nel loro contesto urbano e territoriale e nel contesto dei sistemi figurativi ad essi contemporanei; analizzano in modo approfondito le caratteristiche e le proprietà dei materiali che li compongono; conoscono approfonditamente il regime statico delle loro strutture, individuano le cause di varia natura di degrado o dissesto; programmano e progettano interventi atti al consolidamento, alla riabilitazione, al restauro e alla valorizzazione e gestione di manufatti e di sistemi storici, urbani e territoriali". La competenza primaria del laureato è identificata nella "progettazione e coordinamento degli interventi mirati all'arresto dei processi di degrado e di dissesto del bene architettonico di carattere storico, nonché alla eliminazione delle loro cause" [34].

Come si vede siamo di fronte ad una specializzazione ulteriore, in ambito architettonico ma anche ambientale, della formazione precedentemente acquisita relativa all'intervento ed alla conservazione dei beni culturali.

Gli sbocchi professionali per il laureato sono identificati nell'esercizio di "funzioni di elevata responsabilità nell'ambito delle pubbliche istituzioni preposte alla gestione e all'ordinaria manutenzione del patrimonio architettonico, urbano e ambientale", nonché nello svolgimento di "attività professionale nel settore del restauro conservativo, del recupero ambientale e della valorizzazione del patrimonio storico" [35].

Il quadro delle attività formative risulta, come già anticipato, composito. Nelle attività formative di base abbiamo l'ambito delle discipline storico-artistiche, delle discipline della rappresentazione, e delle discipline matematiche, informatiche, fisiche e chimiche.

Le attività formative caratterizzanti la classe, invece, contemplano le discipline dell'architettura e del restauro, le discipline dell'ambiente, della costruzione, del diritto.

Le attività formative relative a discipline affini, poi, contemplano gli ambiti delle discipline storiche e archeologiche, delle discipline giuridiche, economiche, sociopolitiche e psicologiche, delle discipline del territorio e dell'ambiente.

L'architettura degli insegnamenti ed il loro peso specifico, connesso alla logica degli obbiettivi formativi, imprime alla classe delle lauree una chiara caratterizzazione scientifica, dove la formazione storico umanistica risulta complementare e valorizzabile in via interdisciplinare.

Per questo, i corsi della classe paiono potere rappresentare l'esito specialistico della formazione di base di diverse classi di lauree (triennali) di area scientifica e orientate all'obbiettivo formativo della preparazione di operatori competenti negli interventi conservativi sui beni culturali. E' possibile pensare innanzitutto ai laureati dei corsi della classe di lauree universitarie in Tecnologie per la conservazione ed il restauro dei bei culturali ed anche dei laureati dei corsi della classe di lauree universitarie in Scienze dell'architettura, classi per le quali l'obbiettivo formativo suddetto non pare essere escluso.

 

5. I rapporti col modello precedente (brevi cenni)

A questo punto si impone una piccola precisazione relativa alla linea di continuità esistente tra la precedente disciplina degli studi in materia di beni culturali nei diplomi di laurea e l'attuale ordinamento delle lauree specialistiche.

Nella precedente disciplina, infatti, gli unici corsi di laurea che facevano espresso e diretto riferimento alla categoria beni culturali sono risultati essere i corso di laurea in Conservazione dei beni culturali, di segno squisitamente umanistico, ed attivato dalle facoltà di lettere, e del corso di laurea in Economia per le arti, la cultura e la comunicazione, attivato dalla facoltà di economia della Università Bocconi.

Nonostante la denominazione, il primo corso, non presentava punti di contatto con i corsi della classe delle lauree specialistiche in conservazione restauro del patrimonio storico-artistico, ma piuttosto con i corsi delle prime tre classi analizzate. Ciò è confermato anche dal fatto che gli obbiettivi formativi del precedente corso, identificati implicitamente sul piano degli sbocchi professionali, sono stati ora fatti propri dalla pluralità di classi di corsi che abbiamo analizzato.

Con riguardo al secondo corso, invece, dobbiamo considerare come la esperienza precedente pare sia stata assunta a modello per la conformazione della nuova classe di lauree specialistiche con la quale gli elementi di contatto sia sul piano degli obbiettivi che delle attività risultano evidenti.

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Note

[1] Tutti i rimandi alla precedente analisi della formazione universitaria in materia di beni culturali nella disciplina della lauree universitarie fanno riferimento alla prima parte di questo lavoro: F. Midiri, La formazione universitaria in materia di beni culturali nei nuovi ordinamenti didattici (Parte I: le lauree), in Aedon 3/2000.

[2] Art. 6, comma 2: Requisiti di ammissione ai corsi di studio.

[3] Cfr. il meccanismo complessivo di "costruzione" dei corsi di laurea ad opera dei regolamenti didattici di ateneo.

[4] Proponendo gli obbiettivi formativi della classe delle lauree universitarie in Scienze dei beni culturali, il decreto ministeriale del ministero della Università e della Ricerca scientifica 4 agosto 2000 aveva enucleato i settori del patrimonio archeologico, di quello archivistico e librario, di quello teatrale, di quello musicale e cinematografico, di quello storico artistico, di quello demoantropologico, di quello del paesaggio e dell'ambiente.

[5] Come si ricorderà dalla precedente trattazione gli altri ambiti delle attività formative qualificanti risultavano meno rilevanti perché (escluso quello dei Beni demoantropologici) non relativi a settori classici dei beni culturali, così come definiti dalla tavola degli obbiettivi formativi.

[6] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[7] Per quanto concerne le classi di lauree specialistiche la tavola completa degli obbiettivi formativi e delle attività caratterizzanti può essere consultata all'indirizzo http://www.murst.it/universita/universita.html.

[8] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[9] Anche nella classe delle Scienze dei beni culturali le attività di base erano di ordine storico-letterario.

[10] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[11] cfr. gli insegnamenti della antropologia, della sociologia generale, delle discipline demoetnoantropologiche.

[12] Ed anzi la formazione scientifica del laureato triennale nelle Scienze dei bei culturali male si armonizza alla gamma degli insegnamenti ed agli obbiettivi di questa classe specialistica.

[13] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[14] Nella classe delle lauree in Scienze dei beni culturali la formazione generale in materia è uno degli obbiettivi formativi essenziali.

[15] Ciò pare essere una soluzione imposta dall'architettura complessiva del sistema e dal rapporto di "specificazione formativa" che intercorre tra lauree universitarie e lauree specialistiche.

[16] Si tratta dell'Area n. 10 dei settori scientifico disciplinari come rideterminati dal Decreto ministeriale del ministero della Università e della Ricerca scientifica e tecnologica 23 dicembre 1999.

[17] Sempre nella quota del 66% di crediti che i decreti ministeriali possono "orientare" in forza del dm 509/1999.

[18] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti.

[19] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti.

[20] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[21] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[22] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[23] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[24] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[25] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[26] Cfr. la tabella complessiva degli ambiti disciplinari della tre classi.

[27] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[28] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[29] A titolo esemplificativo possono essere indicate le classi in Filologia moderna, Lingua e cultura italiana, ma ve ne sono altre di segno umanistico e storico, cfr. la lista completa delle classi nel decreto in analisi.

[30] Con riguardo alla categoria attività culturali ed alle competenze del mistero delle Attività culturali cfr. C. Barbati, Le funzioni del ministero per i Beni e le Attività culturali nella più recente legislazione, in Aedon 1/1999.

[31] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[32] Cfr. a questo proposito gli obbiettivi del D.U. "Economia e gestione della arti e delle attività culturali" istituito dalla Università Bocconi di Milano.

[33] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[34] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.

[35] Cfr. Obbiettivi formativi qualificanti della classe.



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